1Corinzi 4,1-5 con il commento di Marianna Pascucci



Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
1Cor 4,1-5

Testo del brano
Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele. A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Aaron Kenny. Beneath the Moonlight. Diritti Creative Commons

Meditazione
Marianna Pascucci

Meditazione
In questo brano, Paolo insiste nell’affermare di poter essere giudicato solo da Dio. In qualità di dispensatore non è limitato da ordini precisi, al contrario, da lui ci si aspetta che ricorra alla propria iniziativa personale per decidere come comunicare il Vangelo in modo efficace. Tuttavia esso doveva comprendere e rimanere fedele alle intenzioni di Dio, l’unico in grado di valutare e criticare la sua condotta e i suoi eventuali sbagli. Questi versetti mi fanno pensare che Paolo, da un diverso punto di partenza torni a ribadire il principio fondamentale del suo apostolato, ossia quello che non ci sono rigidi comandamenti prefissati cui attenersi per misurare i propri progressi, ma che ogni legge può essere riassunta nel comandamento dell’amore (cfr. Rm 13,8-10). E la misura dell’amore è il sacrificio di sé compiuto da Cristo. Questo mi fa riflettere e domandare se la mia anima e la mia coscienza siano pulite, e se io riesca ad aprirmi e a donarmi secondo ciò che Cristo ci chiede.

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