1Corinzi 5,1-8 con il commento di Marianna Pascucci



Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
1Cor 5,1-8

Testo del brano
Fratelli, si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile! Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore. Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Aaron Kenny. Beneath the Moonlight. Diritti Creative Commons

Meditazione
Marianna Pascucci

Meditazione
I Corinzi avrebbero dovuto intuire che l’approvazione e il supporto offerti alla coppia incestuosa, avrebbe esposto la comunità a commenti poco edificanti da parte degli estranei. Coloro che percepivano la Chiesa come un focolaio di immoralità, non potevano certo vedere in essa il corpo di Cristo. L’incapacità dei credenti di calcolare le ripercussioni a livello missionario delle loro azioni, e la soluzione di ripiego dell’allontanamento dell’offensore, rispecchiavano l’immaturità tipica della chiesa di Corinto. Le intenzioni di Paolo erano quelle di spingere la comunità a purificare sé stessa e di salvare il peccatore, costringendolo ad ammettere i suoi sbagli. Quindi, un periodo trascorso a contatto con la società cinica ed egoista, gli avrebbe fatto rimpiangere il calore, l’amore ed il sostegno sperimentati all’interno della Chiesa. La metafora del piatto di pane non lievitato, molto probabilmente venne in mente a Paolo perché stava scrivendo questa lettera durante il periodo pasquale, o comunque mancava poco alla Pentecoste, che cade cinquanta giorni dopo la Pasqua. Il lievito diventa quindi simbolo naturale per rappresentare l’iniquità che doveva essere sradicata dalla comunità. A questo punto era doveroso sottolineare la necessità di espellere dalla comunità l’uomo colpevole d’incesto. Paolo ereditò dal giudaismo la convinzione che, all’interno della comunità del Messia, non ci sarebbero mai stati peccatori, tutti avrebbero dovuto essere giusti (cfr. Is 60,21). Gesù era il Messia promesso, di conseguenza la sua Chiesa sarebbe stata una comunità senza peccato, dove sarebbe stato naturale amare, pregare, essere generosi e altruisti, perché tutto questo rispecchiava lo stile di vita dei seguaci di Cristo. Qualsiasi fallimento nell’amore da parte di un componente della comunità metteva a rischio tutti gli altri membri, ognuno doveva amare il suo prossimo, pertanto, ogni peccato commesso si ripercuoteva sugli altri come un dito infetto che, se non curato, avrebbe sparso il proprio veleno per tutto il corpo, analogamente quell’uomo colpevole  d’incesto avrebbe dovuto essere espulso, per risanare e liberare il corpo di Cristo e, allo stesso tempo, per dare a lui il tempo di capire i propri sbagli e di effettuare una sorta di conversione.

 

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