Atti degli Apostoli 25,13-21 con il commento di Manuel Mussoni

Dagli Atti degli Apostoli
At  25,13-21 

Testo del brano
In quei giorni, arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce e vennero a salutare Festo. E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo, dicendo: «C’è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l’accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall’accusa. Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo. Quelli che lo incolpavano gli si misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo. Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare».

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach.Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Manuel Mussoni

Meditazione
Siamo nell’ultima parte della vita di Paolo, che potremmo definire una vera e propria passione. La Parola, in effetti, sembra porre con frequenza un parallelo tra la Passione di Cristo e la vicenda finale di Paolo. Un ulteriore elemento per ribadire come ogni passo della Parola è legato alla figura di Gesù Cristo, e ogni fase della vita di un credente può trovare in Lui il centro. Come per la sorte di Gesù, così anche Paolo si trova al centro di un confronto poco chiaro tra uomini delle istituzioni. Gli uomini di potere sembrano completamente disinteressati al tema religioso, il loro obiettivo è mantenere l’ordine e il controllo. L’arrivo in città del re Agrippa offre un momento di grande prestigio a Paolo, per parlare di Gesù davanti alle istituzioni del tempo. Il governatore Festo e il re non sanno cosa decidere, in quanto non comprendono la natura delle accuse verso Paolo. Stare a discutere se tale Gesù sia morto, ma ancora vivo o meno, non pareva una questione così delicata e grave. La questione scandalosa che crea scompiglio tra i vari gruppi dei Giudei è legata proprio alla resurrezione. Per Paolo è talmente decisiva la vicenda di Cristo che ha una percezione completamente nuova della morte. Credendo fermamente nella vita eterna non si sente abbandonato in quanto prigioniero, in catene, in attesa di andare verso una probabile condanna. Per lui questo patimento è una occasione di grazia, in quanto lo vede come passaggio fondamentale per poter annunciare la fede in Cristo risorto. Questo annuncio lo deve portare alla comunità di Roma. Per questo si appella a quel tribunale, non è un tentativo estremo di salvarsi la vita. Essa è già salva in quanto cristiano. La sua esigenza è poter raccontare ciò anche a Roma.