Atti degli Apostoli 20,17-27 con il commento di Manuel Mussoni

Dagli Atti degli Apostoli
At 20,17-27 

Testo del brano
In quei giorni, da Milèto Paolo mandò a chiamare a Èfeso gli anziani della Chiesa. Quando essi giunsero presso di lui, disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù. Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio. E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio».

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach.Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Manuel Mussoni

Meditazione
La nave della morte. Paolo non vi era salito per rischiare la vita in un mare in tempesta, ma per arrivare presto a Gerusalemme; intendeva raggiungerla per la festa di Pentecoste. Viaggiava pieno di fede e di vigore spirituale su quella nave, che lo stava accompagnando verso la sua condanna. Sapeva che il suo annuncio aveva suscitato numerose avversità. Ad Efeso avevamo riscontrato la sommossa di chi vedeva i propri affari minati dalla lotta ai falsi idoli, ma in altre circostanze l’apostolo ha dovuto fare i conti con la componente più rigida dei Giudei, che ne voleva la condanna a morte a causa del suo insegnamento su Gesù Cristo figlio di Dio, e sul superamento della Legge. La percezione di questi rischi era talmente evidente per Paolo, per cui poteva anche scappare o limitare i suoi insegnamenti nelle città che visitava, ma era talmente mosso dallo Spirito che nell’ultimo periodo aveva addirittura aumentato la sua predicazione. Qualche giorno prima, a Troade, avevano rimediato delle lampade per prolungare il tempo in cui ascoltarlo, e così passarono tutta la notte ad ascoltare insegnamenti su Gesù Cristo. Il viaggio fa tappa a Mileto. La nave ormeggia e Paolo si prepara ad un discorso drammatico, che risulterà una sorta di testamento spirituale. Non avendo tempo per raggiungere Efeso, fa chiamare quelle persone su cui aveva imposto le mani e a cui era profondamente affezionato. Lo raggiungono trepidanti per sentirlo parlare. Finirà in lacrime, con grande commozione e tristezza. Ormai è chiaro ciò che attende Paolo. Lui è sereno perché il suo unico scopo è predicare Gesù Cristo a più persone possibili. Oggi, a duemila anni dal cristianesimo delle origini, è possibile vivere così intensamente la fede in un contesto dove, più che contrastata radicalmente, è minata dall’indifferenza?