Atti degli Apostoli 17,15-22 con il commento di Marco Comanducci

Dagli Atti degli Apostoli
At 17,15-22

Testo del brano
In quei giorni, quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e ripartirono con l’ordine, per Sila e Timòteo, di raggiungerlo al più presto. Paolo, in piedi in mezzo all’Areòpago, disse: «Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un dio ignoto”. Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: “Perché di lui anche noi siamo stirpe”. Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’ingegno umano. Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti». Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta». Così Paolo si allontanò da loro. Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro. Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corìnto.

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione 
Marco Comanducci

Meditazione
Oggi saremo brevi, oltretutto il brano non avrebbe bisogno di commenti, ma solo di osservazione, ed anche la capacità di visualizzare quello che viene scritto: «Paolo annunciava ogni giorno». Semplicemente mi ritorna in mente il proverbio, ricco di sapienza, “lavora come se tutto dipendesse dall’uomo, prega come se tutto dipendesse da Dio”, che mi ha ricordato un caro sacerdote, figura per me importante. Cioè, ogni giorno ammettiamo di essere cristiani, non dobbiamo nasconderci; ancor più non nascondiamoci dietro collanine o rosari o santini, imbrattando autovetture o pareti, dato che a volte si potrebbe ingenuamente incappare nella “coperta di Linus”. Ovvero, l’essere cristiani non siamo noi a definirlo, non siamo noi a dirlo, e non perché abbiamo una collanina. Saranno le persone: famiglia, parenti, amici, colleghi, stranieri, a percepire, a sentire, ad intuire o semplicemente osservare nella nostra vita quotidiana che siamo cristiani. Che sia in un’azione astratta, magari il dialogo, o l’aiuto concreto: nelle faccende familiari, aiutando i piccoli a crescere in cultura e umanità. E perché no, anche semplicemente rallegrando e portando il buon umore, condividendo la felicità per moltiplicare l’allegria. Se vi manca qualcuno.. fateglielo sapere, se avete piacere di incontrare qualcuno.. andategli incontro. Così hanno fatto le persone di Atene, e come diceva il caro Boezio: «la persona è frutto delle sue relazioni». Beh, gli Ateniesi hanno donato il loro tempo e spazio per conoscere Paolo.. forse che, osservando un cristiano, si siano anch’essi cristianizzati?! Il testo afferma «desideriamo perciò sapere», anch’essi hanno incrociato l’annuncio e lo hanno ascoltato, e non è magia, ma relazione, perché essi si sono aperti, in ebraico forse potremmo dire effatà, come si aprono le orecchie e il cuore il giorno del battesimo all’altro, a Gesù.