Atti degli Apostoli 12,24-13,5 con il commento di Paola Magnani

Dagli Atti degli Apostoli
At 12,24–13,5 

Testo del brano
In quei giorni, la parola di Dio cresceva e si diffondeva. Bàrnaba e Sàulo poi, compiuto il loro servizio a Gerusalemme, tornarono prendendo con sé Giovanni, detto Marco. C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetràrca, e Sàulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Sàulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono. Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, scesero a Selèucia e di qui salparono per Cipro. Giunti a Salamina, cominciarono ad annunciare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei.

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione 
Paola Magnani

Meditazione
Bàrnaba e Sàulo da Antiochia si erano recati a Gerusalemme, per conferire con Pietro e gli Apostoli, ma compiuto il loro servizio tornano alla città in cui hanno iniziato a fare opera di evangelizzazione insieme. La pericope inizia con una frase semplice e potente, che ci dice come all’origine della diffusione della fede cristiana ci sia la Parola che opera nei cuori. Se leggessimo i versetti precedenti del capitolo 12 ci accorgeremmo che anche la fortezza dei credenti perseguitati è stata “seme di credenti”, perché in essi ci viene raccontato il martirio di Giacomo e l’arresto di Pietro, miracolosamente liberato poi da un angelo e restituito alla Chiesa nascente. La comunità dei credenti si allarga però anche grazie alla vita di fede di tanti, che mettono a disposizione della Chiesa i loro carismi: ad Antiòchia ad esempio ci sono profeti, maestri e anche uomini che con grande semplicità accolgono l’investitura dello Spirito e partono come missionari. I viaggi a quell’epoca erano pericolosi, soprattutto se si facevano via mare, ma Bàrnaba, Sàulo e il giovane aiutante Giovanni (detto Marco) partono con fiducia perché sanno di essere inviati dallo Spirito. Ancora oggi uomini e donne afferrati dallo Spirito partono come missionari: chi parte per la Cina e vive la sua missione nel nascondimento e nella condivisione semplice della vita dei più umili, chi per lo Zimbabwe per portare aiuto nelle zone più abbandonate, chi va a vivere la sua fede in un appartamento a Marsiglia, grande città popolosa ma non meno bisognosa di una presenza viva di piccole comunità di credenti.. Questi amici sono andati lontano, accettando di radicarsi altrove, ma scoprendo in fondo che la loro radice è quella vite di cui loro sono i tralci. Ma anche noi siamo chiamati ad essere missionari dovunque viviamo, non per un compito che ci viene affidato o per un mandato che corrisponde a un nostro profondo desiderio, ma semplicemente perché avendo trovato nella nostra vita un tesoro prezioso non possiamo, anzi non riusciamo, a tenercelo per noi, ma la gioia che questa scoperta ha instillato in noi trabocca e noi diventiamo capaci di «dare ragione di quella speranza che è in noi».