Atti degli Apostoli 16,11-15 con il commento di Marco Comanducci

Atti degli Apostoli
At 16,11-15

Testo del brano
Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedònia. Restammo in questa città alcuni giorni. Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite. Ad ascoltare c’era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione 
Marco Comanducci

Meditazione
In questo brano spicca la presenza di Lidia, in cui notiamo che dichiara che adorava Dio, e stava ad ascoltare. Dicendo che lei adorava Dio ci indica che non era una Giudea, ma credeva nel Dio di Israele. Quindi questa donna era già molto dedita a Dio. Il testo afferma che il Signore aprì il suo cuore per dare ascolto a ciò che pronunciava Paolo. La parola qui tradotta con «aprì» descrive un’opera divina, e troviamo questa parola anche in Luca 24,45, che racconta gli avvenimenti del giorno della risurrezione, quando i due discepoli camminavano verso Emmaus, e Gesù risorto cominciò a camminare con loro senza che si accorgessero fosse Lui. Mentre parlavano, Gesù aprì la loro mente, che è la stessa parola che troviamo nel nostro brano di Atti 16. Oggi questo «aprì» può ricordarci il battesimo: è vero, noi siamo stati neonati, eppur assistendo ai battesimi di parenti o che si incontrano nella comunità parrocchiale, notiamo il rito dell’“apertura”. Il sacerdote ad un certo punto della celebrazione liturgica segna con una croce le orecchie, la bocca, il cuore e la fronte, dicendo la parola ebraica Effatà, appunto «apriti». Questo può essere un messaggio nascosto del passo di oggi, che riguarda tutti: è bene aprire le orecchie per ascoltare; è bene aprire la mente per maturare e crescere nella fede; è bene aprire il cuore affinché sgorghi l’amore; è bene aprire la bocca per dialogare ed annunciare la Parola di Dio. Oggi giorno siamo molto più attenti e più matematici nel contare e calcolare quanto gli altri ci danno per poi restituire. Eppure Atti ci chiede altro, ci chiede di accogliere l’altro, lo straniero che Paolo era per Lidia. Atti ci chiede di aprirci e donarci senza la pretesa di un tornaconto personale perché, come insegna il cuore, l’unico modo che ha per vivere è donare, l’unico modo che ha per amare è donarsi, sapendo che non ritornerà esattamente allo stesso modo di com’era prima. Così la natura insegna a donarsi, ogni stagione ci dona i suoi frutti. Che il dono del battesimo ci aiuti oggi ad essere accolti e ad accettare le novità. Tuttavia non basta dirlo o anche esprimerlo con i gesti, quando si accoglie una persona è bene che l’altro ne senta l’amore, forse è per questo che l’autore di Atti termina con «costrinse», non come sinonimo di “incatenare”, bensì stringere-con, ovvero “abbracciare più forte”.