Atti degli Apostoli 20,28-38 con il commento di Manuel Mussoni

Dagli Atti degli Apostoli
At 20,28-38 

Testo del brano
In quei giorni, Paolo diceva agli anziani della Chiesa di Èfeso: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”». Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach.Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Manuel Mussoni

Meditazione
Quel momento a Mileto deve essere stato talmente intenso da risultare impossibile da raccontare con precisione. Per gli anziani di Efeso non c’era solo l’emozione dell’ultimo saluto, il dramma di non rivedere più quel volto amico e allo stesso tempo paterno; non poter incontrare nuovamente Paolo significava che non c’era più la possibilità di ascoltarlo durante le sue predicazioni appassionate. Qui sta il cuore di tutto. Il carisma della persona e la qualità della predicazione sono molto importanti, ma è la grazia di Dio che resta, la sua Parola, la sua presenza. Ribadire che il centro è Gesù Cristo significa che la fede è esperienza di gioia, ma anche pazienza nella prova. Paolo ha vissuto anni entusiasmanti di viaggi missionari e incontri straordinari, ma non esita a confidare le tante lacrime versate e i patimenti vissuti. Lo stesso incontro di Mileto è un momento profondamente drammatico. Occorre vegliare e affidarsi sempre a Dio. In questo testamento spirituale di Paolo troviamo un’anticipazione del suo destino, un invito a fare attenzione per i falsi predicatori che insidieranno il popolo, ma soprattutto c’è una sorta di trattato sulla Chiesa. In pochi versetti viene citata una prassi organizzativa. Lo Spirito Santo ha scelto dei custodi, in greco episcopoi (vescovi), per sorvegliare la Chiesa. Essa stessa è legata al sacrificio di Cristo. Il suo lavoro di annuncio della fede non era legato a compensi e il suo servizio non si esauriva con l’insegnamento su Gesù Cristo, ma era legato anche ad un’attenta carità verso i più poveri. L’atto finale è una preghiera comunitaria affinché non ci si dimentichi mai che al centro c’è Dio.