Atti degli Apostoli 4,1-12 con il commento di Caterina Busca

Dagli Atti degli Apostoli
At 4,1-12 

Testo del brano
In quei giorni, Pietro e Giovanni stavano parlando al popolo, [dopo la guarigione dello storpio,] quando sopraggiunsero i sacerdoti, il comandante delle guardie del tempio e i sadducèi, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunciavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li misero in prigione fino al giorno dopo, dato che ormai era sera. Molti però di quelli che avevano ascoltato la Parola credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila. Il giorno dopo si riunirono in Gerusalemme i loro capi, gli anziani e gli scribi, il sommo sacerdote Anna, Càifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. Li fecero comparire davanti a loro e si misero a interrogarli: «Con quale potere o in quale nome voi avete fatto questo?». Allora Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Caterina Busca

Meditazione
Quando ero piccola mi terrorizzava l’ora di ginnastica a scuola: ogni volta non avevo il minimo dubbio che, quando la maestra Angela ci avrebbe chiesto di fare le squadre per giocare a palla avvelenata, io sarei stata scelta per ultima. Ero bravissima in italiano, in matematica e in storia ma a palla avvelenata – e in tutti i giochi sportivi a dire il vero – un disastro. La vita mi sembra spesso un’infinita partita a palla avvelenata; dove molto spesso gioco contro un avversario che in fin dei conti sono io. Eppure nemmeno lì dove la squadra è composta solo da me, nemmeno lì dove la partita più agguerrita la gioco contro di me, nemmeno lì io mi scelgo. Anche lì arrivo per ultima. Che fatica. La cosa più difficile da piccolina era fare finta di niente con i compagni che non mi sceglievano: fingevo una risata, una battuta. Ma sì, in fondo che me ne frega? La cosa più difficile adesso che sono grande è masticare la sconfitta: per l’ennesima volta non mi sono voluta in squadra con me. Per l’ennesima volta non ci ho creduto. Ma si, in fondo che me ne frega? Il problema è che me ne frega eccome, e qui una battuta non basta. Io su di me mica ci scommetterei. Gesù deve essere per forza un amante del rischio, un giocatore compulsivo ad una slot machine che spera di continuo che arriverà la volta buona. Punta tutto su di me, centomila milioni, e non dubita mai. Va verso il fondo della fila: lì tra gli ultimi ci sono io che aspetto il mio turno per tutte le cose della vita per cui sono in estremo ritardo. Mi prende per mano e mi spinge in campo. E chissenefrega se la partita è già iniziata. Lui è lì, sugli spalti. Senti che tifo che fa. Mai sentito nessuno urlare così. «La pietra scartata dai costruttori è diventata la pietra d’angolo». Gesù mi prende per mano e mi passa i mattoni. Mi guarda costruire la mia casa. Non dubita nemmeno per un secondo. Centomila milioni lui li punta su di me, ultima tra gli ultimi. Poi io mica lo so se la partita la vinco. Però intanto la gioco che va comunque bene. Non lo so perché Gesù continua a crederci anche le volte, soprattutto le volte, che non ci credo nemmeno io. A lui mica importa qualcosa se quei centomila milioni poi li vince o li perde: credo che a lui piaccia solo guardarmi giocare. Allora ok Gesù. Gioco. Se poi mi eliminano non ti arrabbiare dai. Ma se poi invece vinco, non te la immagini neanche la festa che facciamo!