Atti degli Apostoli 13,26-33 con il commento di Paola Magnani

Dagli Atti degli Apostoli
At 13,26-33 

Testo del brano
In quei giorni, Paolo, giunto ad Antiòchia di Pisìdia, diceva nella sinagoga: «Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza. Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non hanno riconosciuto Gesù e, condannandolo, hanno portato a compimento le voci dei Profeti che si leggono ogni sabato; pur non avendo trovato alcun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che egli fosse ucciso. Dopo aver adempiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono testimoni di lui davanti al popolo. E noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: “Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato”».

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione 
Paola Magnani

Meditazione
Il brano di oggi è la continuazione di quello che abbiamo ascoltato ieri: Sàulo sta parlando agli Ebrei di Antiòchia di Pisìdia radunati nella sinagoga e sta rispondendo alla richiesta dei capi della sinagoga, che gli hanno chiesto “qualche parola di esortazione per il popolo”. Se all’inizio del suo discorso aveva apostrofato gli uditori come “uomini di Israele”, adesso inizia la seconda parte del discorso chiamandoli «fratelli, figli della stirpe di Abramo»: da passi delle sue lettere sappiamo bene quanto Paolo tenesse ai suoi fratelli ebrei e qui possiamo intuire tutta la vibrazione della voce dell’apostolo delle genti, che in primo luogo si rivolge proprio a loro sperando che possano accogliere il suo annuncio. Tiene talmente tanto a coinvolgerli nel cammino di salvezza che li aiuta a leggere anche gli atti ostili dei capi di Gerusalemme e dei suoi abitanti, come strumenti della volontà di Dio: dice ad esempio «condannandolo, hanno portato a compimento le voci dei Profeti» oppure «dopo aver adempiuto tutto quanto era stato scritto di lui». Paolo fa di più: aiuta i suoi fratelli ebrei a rendersi conto che le Scritture «che si leggono ogni sabato» sono “le voci dei Profeti” fatte realtà, divenute vita concreta. Allo stesso modo “la promessa fatta ai padri si è realizzata” in Gesù, il figlio di cui si compiace Dio Padre nel salmo 2. La perfetta coincidenza tra la Parola scritta nel Primo Testamento e la Parola fatta carne ha bisogno di Paolo, che l’annunci a chi non la sa ancora vedere. Allo stesso modo gli uomini di oggi hanno bisogno di chi faccia vedere loro non solo la perfetta incarnazione della Parola in Gesù, ma anche la perfetta incarnazione dell’amore di Gesù in uomini e donne che la mostrino concreta e viva, nella loro esistenza di tutti i giorni: madri e padri che la vivano con i figli o con i nonni malati e fragili, lavoratori che si spendano nelle loro occupazioni sapendo che attraverso di esse – svolte con amore e dedizione, competenza e abnegazione – saranno in grado di far sentire tutta la cura di Dio per gli uomini. Ma anche uomini e donne che con il loro amore – imperfetto e sempre fragile, ma fatto di tenerezza, perdono e tenacia – dimostrino che l’amore di Dio agisce sempre nella storia concreta di ciascuno, risollevandola dopo ogni caduta e rinnovandola giorno dopo giorno.