Atti degli Apostoli 3,1-10 con il commento di Caterina Busca

Dagli Atti degli apostoli
At 3,1-10

Testo del brano 
In quei giorni, Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Caterina Busca

Meditazione
Per gli Egizi, alla fine della vita, il cuore di chi moriva veniva messo su un piatto della bilancia. Sull’altro piatto invece c’era una piuma: solo se il cuore avesse pesato meno della piuma allora sarebbe stato un cuore meritevole, il cuore di una persona buona che in proporzione aveva compiuto più atti buoni di quanti fossero quelli malvagi. Un cuore leggero. Il mio cuore non è leggero. È un cuore pesante, pieno. Pieno di fatica, pieno di paura, pieno di pensieri, pieno di risate, pieno di invidia, pieno di cattiveria, pieno di rabbia. Pieno di amore. Soprattutto pieno di amore. Quanto pesa questo cuore, quanta fatica fa a prendere il volo. Io ne sento tutto il peso e tutta la responsabilità, lo sento affaticato talmente tanto che a volte tra un battito e l’altro l’ipocondria bastarda mi fa tremare: e se si ferma? Per me l’amore ha a che fare con lo sguardo. E se ci faccio caso per sei volte in questo brano trovo parole che hanno a che fare con il guardare: vedendo, fissando, sguardo, guarda, guardarli, vide. Sempre qualcuno che guarda qualcun altro o qualcuno che chiede, quasi implora, di essere guardato. Quanta fatica c’è nell’amare, quanta fatica in quello sguardo. Quanto sarebbe più semplice alla fine chiudere gli occhi e basta, non guardare più, guardare altro. Quanto mi fa arrabbiare non riuscire a chiudere gli occhi, non riuscire a smettere di amare anche quando il cuore mi si fa pesante. Lo storpio sono io. E prego, quasi imploro, di essere guardata. Io sono Pietro, sono Giovanni, che fanno una fatica bestiale eppure non chiudono gli occhi. Io sono lo storpio che guarda «sperando di ricevere.. qualche cosa». Io sono Pietro e non ho niente, «ma quello che ho te lo do». L’amore è, in fin dei conti, tutto qui. Sperare in uno sguardo, non avere niente, ma quel poco che si ha regalarlo come se fosse il regalo più prezioso, il bene più imprescindibile, la cosa più bella tra tutte le cose più belle. E quando il tuo sguardo manca mi manca l’aria, mi sembra di non riuscire a respirare: i polmoni non mi si riempiono più, è un’apnea tremenda che non finisce mai. Se non mi guardi non esisto. E allora guardami. Guardami o amami, che in fin dei conti è la stessa cosa. Io sono qui che esisto, ma se il tuo sguardo mi manca allora esisto un po’ meno. Ma se invece mi guardi io mi alzo e cammino. E poi addirittura corro, corro come non ho mai corso in tutta la mia vita. Batto ogni record. I polmoni mi si riempiono, l’apnea è finita. Come posso ringraziarti? Io non ho niente, ma quello che ho te lo regalo. Ti posso amare, ti posso guardare. Ed è lì che tu ti alzerai e camminerai. E correremo insieme. E chi ci guarderà sarà ricolmo di meraviglia e stupore per quello che ci è accaduto. Non smettere di guardarmi, non ti dimenticare di me. Muore solo chi viene dimenticato e allora amami, guardami, ricordati di me. Per gli Egizi il cuore doveva essere leggero per meritare la salvezza. Invece no, si sbagliavano. Noi alla fine saremo giudicati solo sull’amore. E io voglio che il mio cuore non smetta mai di essere pesante, pieno, affaticato. Come dopo una corsa, senza fiato. Voglio un cuore coraggioso, pieno di fatica, paura, pensieri, risate, invidia, cattiveria, rabbia, amore. Soprattutto amore. Voglio, soprattutto, non smettere mai di guardarti. E tu guardami, o amami. Che poi è la stessa cosa.