Lettera ai Romani 8,18-25 con il commento di Simona Mulazzani

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani
Rm 8,18-25 

Testo del brano
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Final Reckoning. Licenza della raccolta audio di YouTube

Meditazione
Simona Mulazzani

Meditazione
Da mamma, quale sono, credo di avere avuto la possibilità di sperimentare in modo netto ed evidente gocce di quella «gloria dei figli di Dio» di cui la lettera parla. Come ogni mamma, infatti, ho sofferto le doglie del parto, in sintonia, quindi, con il gemere di tutta la creazione. Ma il dolore è stato vinto, sublimato e dimenticato nel momento in cui ho visto gli occhietti vispi e protesi alla vita di quell’esserino che era cresciuto dentro di me per nove mesi. Lei è stata in quel momento – e lo è tutt’ora – goccia di Paradiso, mi ha liberato e redento. Il tempo di Dio non è il tempo degli uomini, per cui è vero che aspettiamo l’adozione a figli come qualcosa di futuro, ma in Dio noi siamo già stati salvati e liberati e, per me, il momento della nascita di mia figlia è stato un modo per toccare e fare esperienza del futuro che ci attende. Ho potuto assaporare in modo intenso quelle primizie dello Spirito che ci sono state donate. Da quando era piccola ho sempre detto alla mia bimba che ci sono tante cose invisibili che pure esistono: l’aria, il vento, ma anche l’amore, la fiducia, la speranza. Fiducia e speranza, in modo particolare, richiedono un atto di fede profonda. Troppo spesso infatti diciamo di fidarci o sperare, ma in realtà lo facciamo dopo aver sondato, aver messo le mani avanti. Se ci si fida solo dopo avere testato, che fiducia è? Se si vede quello che si spera non è più vera speranza. E qui Paolo ci viene in soccorso con una perla: «se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza» e viviamo l’attesa come qualcosa di unico e irripetibile, proprio come il tempo che passa tra il concepimento e la nascita.