Lettera ai Romani 4,13.16-18 con il commento di Christian Montanari



Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani
Rm 4,13.16-18 

Testo del brano
Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Final Reckoning. Licenza della raccolta audio di YouTube

Meditazione
Christian Montanaribibbia

Meditazione
Abramo era anziano (e lo era anche sua moglie Sara), era senza figli, ma Dio gli promise una discendenza numerosissima, anzi, numerosissima non rende l’idea: si dice di una discendenza «come le stelle del cielo», «come la sabbia del mare», e Abramo, che è amico di Dio, sa di potersi fidare, non se la ride, ma «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza». E allora credo che davanti alle difficoltà, all’apparente impossibilità delle cose, dobbiamo fermarci e ricordarci che abbiamo come padre Abramo e che, come sua discendenza, abbiamo ereditato la sua fede. La fede non in un dio qualsiasi, ma in Dio che realizza la sua Parola, in Dio in cui parlare e agire sono due aspetti della medesima realtà, in Dio che è vita, che dona la vita, «che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono». Allora nella difficoltà, nello sconforto, nell’incredulità, invece di ripiegarci su noi stessi e rischiare di guardare solo il nostro ombelico, alziamo lo sguardo alle stelle nel cielo, abbassiamo lo sguardo sui granelli di terra su cui poggiano i nostri piedi, e con il cuore che vola in alto e con i piedi ancorati sulla terra, ripetiamoci, pensando ad Abramo, «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza». Ripetiamocelo pensando che è “Parola di Dio” e che, in quanto tale, ha il potere di realizzarsi anche in noi. E ripetiamocelo pensando che non siamo soli nel credere e nello sperare, perché ovunque ci giriamo c’è un figlio di Abramo, perché ad Abramo Dio ha fatto il dono di essere padre non di un solo popolo, ma «di molti popoli». Ricordiamocelo sempre che, anche il più lontano da noi, è nostro fratello nella fede, è insieme con noi erede della stessa eredità.

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