Lettera ai Romani 2,1-11 con il commento di Christian Montanari



Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani
Rm 2,1-11 

Testo del brano
Chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio contro quelli che commettono tali cose è secondo verità. Tu che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, pensi forse di sfuggire al giudizio di Dio? O disprezzi la ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con il tuo cuore duro e ostinato, accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che, perseverando nelle opere di bene, cercano gloria, onore, incorruttibilità; ira e sdegno contro coloro che, per ribellione, disobbediscono alla verità e obbediscono all’ingiustizia. Tribolazione e angoscia su ogni uomo che opera il male, sul Giudeo, prima, come sul Greco; gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo, prima, come per il Greco: Dio infatti non fa preferenza di persone.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Final Reckoning. Licenza della raccolta audio di YouTube

Meditazione
Christian Montanari

Meditazione
Questo testo si apre e si chiude con due espressioni simmetriche che ci pongono tutti sullo stesso piano: «chiunque tu sia» e «Dio infatti non fa preferenze di persone». La parte iniziale si riferisce ad una azione dell’uomo che non gli appartiene, ma che ha usurpato a Dio deformandola, l’azione del giudicare: «o uomo che giudichi». Qui l’essere posti tutti sullo stesso piano significa che, nel momento in cui pretendiamo di impossessarci dell’azione del giudicare, cadiamo tutti nello stesso “medesimo” errore, che è quello di credere che si giudichi con lo scopo di condannare. E nel condannare, condanniamo inevitabilmente noi stessi. Paolo ci mette in guardia da subito: nel momento in cui ci si arrocca il diritto di giudicare un altro, perdiamo l’originalità con cui Dio ci ha pensato, è come se sfigurassimo il nostro volto e diventassimo un indistinto «chiunque tu sia». La parte finale si riferisce invece all’azione di Dio, al giudicare di Dio, che è tutt’altra cosa. Per Dio giudicare è rendere a ciascuno «secondo le sue opere». Ma facciamo attenzione a non commettere lo stesso errore di cui sopra. Per capire in che senso Dio agisce al fine di rendere «a ciascuno secondo le sue opere» dobbiamo aver chiaro, nel senso proprio di mettere in evidenza come una luce che illumina il testo, quel versetto in cui poco prima si parla della «ricchezza della sua bontà, della sua clemenza e della sua magnanimità» (dove l’aggettivo sua è riferito a “di Dio”) , con cui il Signore spinge alla conversione «ogni uomo».. anzi, qui non è riferito ad un «ogni uomo» genericamente, ma si dice espressamente «ti spinge alla conversione».. sì, proprio tu che leggi, che ascolti questa Parola. È quasi come se Paolo, preoccupato che il lettore/ascoltatore si distragga, pensando che si parli di qualcun altro, lo richiami all’attenzione, lo renda destinatario immediato del testo. E allora capiamo a cosa è volta tutta l’azione di Dio: non a condannare, ma a far sì che l’uomo (il lettore/ascoltatore) lungo il proprio cammino riscopra sempre di più in sé quell’immagine di Dio, a immagine della quale è stato creato, che  è «bontà», che è «clemenza» che è «magnanimità», perché in questo modo siamo pronti ad accoglierlo totalmente, perché in Lui ci riconosciamo, e quindi quel «rendere a ciascuno» è un “restituire” all’uomo tutto Se stesso. Se l’uomo però, nella sua libertà, rende il proprio cuore “duro e ostinato” e, non convertendosi, non riconosce in sé quella sua immagine originaria, Dio non può fargli violenza e non può rendergli altro se non ciò che l’uomo ha scelto di (non)realizzare di sé. Il “giudicare” di Dio nasce da un intento di salvezza, tutt’altra cosa dal giudicare dell’uomo, che nasce dall’intento di condannare e di autocondannarsi. E in questo volerci salvare a tutti i costi, spingendoci a riscoprire quella Bellezza originaria con cui ci ha creati, «Dio.. non fa preferenze di persone», perché ama ciascuno di noi di un Amore che è al contempo unico ed eterno.

Lettera ai Romani: Introduzione Lettera ai Romani 1,1-7 con il commento di Christian Montanari Lettera ai Romani 1,16-25 con il commento di Christian Montanari Lettera ai Romani 2,1-11 con il commento di Christian Montanari Lettera ai Romani 3,21-30a con il commento di Christian Montanari Lettera ai Romani 4,1-8 con il commento di Christian Montanari Lettera ai Romani 4,13.16-18 con il commento di Christian Montanari Lettera ai Romani 4,20-25 con il commento di Christian Montanari Lettera ai Romani 5,12.15b.17-19.20b-21 con il commento di Simona Mulazzani Lettera ai Romani 6,12-18 con il commento di Simona Mulazzani Lettera ai Romani 6,19-23 con il commento di Simona Mulazzani Lettera ai Romani 7,18-25a con il commento di Simona Mulazzani Lettera ai Romani 8,1-11 con il commento di Simona Mulazzani Romani 8,12-17 con il commento di Simona Mulazzani Lettera ai Romani 8,18-25 con il commento di Simona Mulazzani Lettera ai Romani 8,26-30 con il commento di Simona Mulazzani Lettera ai Romani 8,31b-39 con il commento di Simona Mulazzani Lettera ai Romani 9,1-5 con il commento di Paolo Antonini Lettera ai Romani 11,1-2a.11-12.25-29 con il commento di Paolo Antonini Lettera ai Romani 11,29-36 con il commento di Paolo Antonini Lettera ai Romani 12,5-16 con il commento di Paolo Antonini Lettera ai Romani 13,8-10 con il commento di Paolo Antonini Lettera ai Romani 14,7-12 con il commento di Paolo Antonini Lettera ai Romani 15,14-21 con il commento di Paolo Antonini Lettera ai Romani 16,3-9.16.22-27 con il commento di Paolo Antonini

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