Ebrei 12,18-19.21-24 con il commento di Marco Righetti e Cristina Bordoni



Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.21-24 

Testo del brano
Fratelli, voi non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: «Ho paura e tremo». Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Luminous Rain di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100169
Artista: http://incompetech.com/

Meditazione
Marco Righetti e Cristina Bordoni
Recita Marco Righetti

Meditazione 
L’autore, per convincere i membri della comunità alla quale si rivolge a non allontanarsi dalla grazia, descrive loro la differenza tra l’accostarsi a Dio in modo pauroso e terrificante – che era riservato agli uomini di fede prima della venuta di Cristo – e l’accoglienza festosa che invece, con lo stabilirsi della nuova alleanza, Gesù ha reso possibile per noi attraverso il sacrificio della sua vita. I profeti e i sacerdoti che vissero prima della venuta di Cristo, incontravano Dio avvicinandosi a qualcosa di tangibile e spesso spaventoso, come fuoco ardente, oscurità, tempesta, squilli di tromba o suoni di parole che provocavano in loro paura e tremori. Dio era un giudice distante che dettava le leggi da rispettare, per obbligo e per paura. Dopo la venuta di Gesù, per i cristiani si è aperta la possibilità di accostarsi a cose meravigliose e insperate come la Gerusalemme celeste e migliaia di angeli. Dopo Gesù, è divenuto per noi possibile partecipare all’adunanza festosa di chi appartiene alla nuova alleanza (i primogeniti, ovvero i membri della Chiesa), accostarci a Dio che sarà giudice di tutti, agli spiriti dei giusti e a Gesù stesso, che col suo sangue ha donato a noi questa possibilità di comunione gioiosa per la vita eterna. Quello che ci ha colpito, di questo brano della Lettera agli Ebrei, è che l’autore non usa un verbo al futuro per indicare i beni che raggiungeremo in cielo, dice invece: «voi vi siete accostati al Monte Sion, alla Gerusalemme celeste..» e così via.., quindi già fin da ora quel bene infinito è una certezza che Gesù ha conquistato per tutti noi, nel momento in cui ha versato il suo sangue per amore. La nostra è una acquisizione già avvenuta col sacrificio di Gesù una volta per sempre, non più qualcosa da conquistare. Dopo Gesù il cristiano vive nel mondo senza appartenere al mondo, e i suoi occhi sono fissi alla vita eterna (la gioia che ci è posta dinanzi) e della quale siamo stati resi degni da Cristo. Dopo Gesù, si diventa cristiani perché si viene attratti dalle cose meravigliose che sono in serbo per noi. Perché si viene attratti da una promessa di bene infinito ed eterno, per raggiungere il quale, noi possiamo diventare capaci di sopportare qualsiasi prova in questo passaggio terreno. Dopo Gesù si sceglie di credere per amore, non più per paura. Grazie, Signore..

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