Ebrei 12,4-7,11-15 con il commento di Marco Righetti e Cristina Bordoni



Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,4-7.11-15 

Testo del brano
Fratelli, non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato e avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore; vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti né cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne siano contagiati.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Luminous Rain di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100169
Artista: http://incompetech.com/

Meditazione
Marco Righetti e Cristina Bordoni
Recita Marco Righetti

Meditazione
In questi paragrafi l’ignoto autore della Lettera agli Ebrei esorta i membri della comunità a cui si rivolge a lasciarsi correggere dal Signore, a non perdersi d’animo, perché la correzione è segno d’amore. Nella lotta contro il peccato occorre essere capaci di umiltà, per lasciarci correggere dal Signore e accettare la sofferenza che questo comporta. Se ci rendiamo docili i frutti promessi sono il veder nascere in noi pace e giustizia, un senso di benessere ed equilibrio interiore. Nel Salmo 84 si dice che: «misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno», quando la salvezza sarà vicina e il Signore tornerà a darci vita e a far gioire il suo popolo. Se così sarà, allora lasciarci correggere dal Signore vuol dire sin da oggi poter assaporare nel nostro cuore un po’ del Regno di Dio in terra. Dopo aver ricevuto la correzione del Signore, con rinnovata forza occorre rimettersi in cammino con i propri piedi, vigilando che le parti più deboli in noi guariscano col nostro nuovo incedere diritto dopo la correzione, e non si cronicizzino fino a peggiorare la situazione, così che dal temporaneo zoppicare si finisca poi per diventare storpi. L’indicazione, infine, valida anche per tutte le nostre comunità, compresa la famiglia, sono quelle di cercare la pace con tutti e la santificazione, e di aver cura che nessuno si privi della grazia di Dio, facendo anche attenzione che in noi e negli altri non crescano radici velenose (maldicenze, invidie, gelosie). Quanto sono importanti queste raccomandazioni! Dobbiamo avere cura sia del nostro cammino personale che di quello dei fratelli e della comunità. Dobbiamo starci vicini perché nessuno si allontani o si perda, nessuno porti divisione e coltivi sentimenti che appesantirebbero e sciuperebbero il bene comune e il cammino di tutti. Siamo responsabili dei nostri fratelli. Non potremo mai dimenticare che il nostro caro vecchio parroco, don Tonino, concludeva ogni telefonata dei suoi ultimi mesi di vita, mentre si preparava a morire per un tumore doloroso e devastante, con questa richiesta: «Pregate per me, perché io rimanga fino alla fine in grazia di Dio». Custodire un nostro fratello significa pregare perché continui a camminare nella grazia, sostenerlo con gesti concreti e parole di tenerezza, perché non smetta mai di sentire la presenza di Dio nella sua vita attraverso il nostro amore. La preoccupazione prima di don Tonino non era di dover affrontare il dolore e la morte, era rimanere, nonostante la paura e il dolore, in grazia di Dio. Quella era la priorità: affrontare tutto nella fede, con la luce di Dio. Quanto ci ha insegnato con questa richiesta che a noi pareva inutile, trattandosi di lui! Nell’ultima ora, mostrandosi nudo e vulnerabile come tutti, ci insegnava cos’è che più di tutto conta e ci insegnava a farci uno con i fratelli, avendo a cuore il loro e il nostro rimanere nella grazia, come il sommo bene per ogni cristiano. Grazie, don Tonino caro..

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