Ebrei 10,32-39 con il commento di Marco Righetti e Cristina Bordoni



Dalla lettera agli Ebrei
Eb 10,32-39 

Testo del brano
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi. Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso. Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà; ma se cede, non porrò in lui il mio amore. Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Luminous Rain di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100169
Artista: http://incompetech.com/

Meditazione
Marco Righetti e Cristina Bordoni
Recita Marco Righetti

Meditazione
La comunità alla quale si rivolge lo sconosciuto redattore della Lettera agli Ebrei aveva dovuto sopportare, nei primi tempi della propria esistenza, una dura lotta a causa della fede appena abbracciata. Una lotta fatta di insulti e persecuzioni, di carcere e sofferenze, di espropri e sottrazioni delle sostanze di molti appartenenti. Il richiamo alla memoria del modo in cui quegli stessi seppero essere solidali tra loro, prendere parte alle sofferenze dei carcerati e accettato con gioia di essere derubati, diventa il modo per dare nuova forza e nuovo slancio vitale alla comunità. Da qui nasce l’esortazione a perseverare per ottenere la salvezza della propria anima e la vita che non muore, perché il giusto vivrà per la sua fede e per la sua appartenenza a Cristo, e perché non avrà ceduto. Grazie a Dio, noi possiamo dire di non avere mai conosciuto alcuna persecuzione a causa della nostra fede, ma purtroppo oggi più che mai le nostre comunità stentano a vivere nel quotidiano l’intensità del sentirsi fratelli. I sentimenti che ci legano e la nostra fede sono sempre più tiepidi rispetto al calore che animava le prime comunità cristiane, e questo oggi, leggendo questo brano della Lettera agli Ebrei, ci fa molto riflettere. Anche nel matrimonio avviene un po’ questo. Come in ogni cammino si parte con grande gioia ed entusiasmo, poi con gli anni si tende a farsi sovrastare dai problemi del quotidiano e tutto pare farsi meno lucente. La presenza dell’altro spesso diventa quasi scontata. Così è assolutamente necessario per noi sposi, come per le nostre comunità, avere cura di tornare a fare continuamente memoria viva dell’incontro con la luce di Cristo, per riscaldare e illuminare di nuovo ogni cosa nelle nostre vite e ritrovare la gioia vera del cammino. La perseveranza è possibile solo a chi, fin da ora sulla terra, sente di possedere beni migliori e duraturi, e su quei beni pone il fondamento della propria vita delle proprie relazioni.

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