Ebrei 11,32-40 con il commento di Marco Righetti e di Cristina Boldoni



Dalla lettera agli Ebrei
Eb 11,32-40 

Testo del brano
Fratelli, che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuèle e dei profeti; per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riebbero, per risurrezione, i loro morti. Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Luminous Rain di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100169
Artista: http://incompetech.com/

Meditazione
Marco Righetti e Cristina Bordoni
Recita Marco Righetti

Meditazione
In questi paragrafi della Lettera agli Ebrei si continua a fare memoria della grande fede dei padri e di profeti, fede che permise loro di ottenere cose incredibili, superare i limiti umani ed affrontare torture, uccisioni e vite di stenti. Di questo brano ci ha colpito particolarmente l’affermazione che i padri, grazie alla fede, «trassero vigore dalla loro debolezza». Che meraviglia! Dio trasforma le nostre debolezze in forza se noi le mettiamo nelle sue mani, se impariamo a guardarle coi suoi occhi. Il Signore si serve delle fragilità dei deboli per confondere i forti, e fa crescere l’umanità attraverso quelle che noi consideriamo imperfezioni. Di questo noi, come genitori, ne facciamo esperienza viva tutti i giorni, soprattutto grazie a nostro figlio Filippo che ha una grave disabilità fisica e mentale. Dio solo sa quanta forza e quanta bellezza ha portato nelle nostre vite la sua fragilità, guardata con gli occhi della fede. I problemi, i disagi, nascono quando spegniamo quella luce e ci limitiamo a guardarlo con gli occhi della terra. Allora tutto diventa fatica insopportabile e il tempo vissuto accanto a Filippo è tempo sciupato, perché non ci lasciamo in quei momenti plasmare e rendere persone migliori da lui. In quei momenti noi non permettiamo al Signore di usare la sua debolezza per renderci forti. Lasciarci fare, assumere il Suo sguardo, fa sempre il nostro bene, ci dona una vita piena, ci fa fare buon uso del nostro tempo e.. fa fare anche tanta meno fatica al Signore! Infine, ci siamo molto interrogati, da profani quali siamo, sul significato degli ultimi due paragrafi che oggi abbiamo letto. Noi li abbiamo interpretati in questo modo: la storia della salvezza terminerà con la fine dei tempi e, fino ad allora, la promessa di Dio non potrà compiersi pienamente. Per questo l’operato dei padri, sebbene gradito a Dio per la loro fede, potrà raggiungere la pienezza della perfezione solo quando tutti gli uomini, di tutti i tempi, avranno apportato il loro contributo al cammino della storia della salvezza. Questo essere tutti strettamente legati tra noi (chi ha camminato, chi cammina e chi camminerà nella fede) è la comunione dei Santi, e più Dio ce la vede vivere intensamente come relazione viva e vitale, più è felice, perché questo stare profondamente in relazione con tutto e tutti, è il nostro sommo bene, ciò che dobbiamo imparare a coltivare per sostenerci e nutrirci nel quotidiano. Gesù è il “filo” rosso che ci lega a tutto e a tutti coloro che hanno creduto, o hanno comunque vissuto da “giusti”. Riuscire davvero a vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo, significa allora l’essere in comunione piena con tutto e tutti, vivere nel cuore dell’Amore che ha vinto la morte. “Cristificandoci” diventiamo Amore, coincidiamo col tutto che è per sempre. La nostra missione è tutta qua..

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