Ebrei 10,19-25 con il commento di Marco Righetti e Cristina Bordoni



Dalla lettera agli Ebrei
Eb 10,19-25 

Testo del brano
Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso. Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Luminous Rain di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100169
Artista: http://incompetech.com/

Meditazione
Marco Righetti e Cristina Bordoni
Recita Marco Righetti

Meditazione
Della prima parte di questo brano della Lettera agli Ebrei ci ha colpito l’esortazione ad accostarci con cuore sincero, nella pienezza della fede alla vita vera di relazione con Dio Padre. Il vero sentire è il presupposto e il fondamento della nostra vita di fede. Abbandonarsi, avere fiducia è possibile solo quando si è presenti davvero in una relazione. Gesù col suo sacrificio d’amore ha reso possibile per ognuno di noi l’ingresso nel santuario della relazione intima con Dio Padre. Gesù è il sacerdote grande che ha fatto nuove tutte le cose e ci ha aperto la porta della vita eterna per mezzo del suo sangue. Grazie a Lui, ora è possibile anche per ognuno di noi entrare nel santuario della relazione con Dio con libertà. Tutti, infatti, siamo stati chiamati da Lui a vivere pienamente e senza paura il nostro sacerdozio regale. Grazie a Gesù abbiamo capito che siamo giustificati a farlo con la piena dignità e la libertà dei figli, che si accostano ad un Padre amorevole. Dio non è più il giudice distaccato e lontano da riverire e servire con paura, come fino ad allora i sacerdoti e i dottori della legge lo avevano presentato. Gesù ci ha liberati da ogni paura, ci ha insegnato a non rimanere soggiogati, a discernere la Verità dalle distorsioni. Con Gesù l’unica legge diventa l’amore, l’amore che arriva fino a donare la propria vita agli altri. Quello che ci viene chiesto non sono dei sacrifici insulsi o la celebrazione di vuoti rituali; ci viene chiesto solo di esserci davvero dentro ciò che facciamo, di accostarci a Dio Padre con cuore sincero. Ci viene chiesto di vivere con pienezza e perseveranza la fede anche quando non accade ciò che vorremmo. Dobbiamo mantenere il nostro cuore puro, non appesantirci con una cattiva coscienza, il che implica coltivare assiduamente una vita interiore e saper riconoscere i nostri errori. Significa sapersi mettere in ascolto dello Spirito Santo che ci parla attraverso la Parola di Dio, la presenza dei fratelli e tutto quello che ci accade ogni giorno. Il cammino è sempre personale, ma non può essere disgiunto dal nostro essere in relazione con gli altri e col creato. La relazione è la via per vivere in pienezza la fede. La relazione coi fratelli è la via privilegiata per tener viva la speranza e coltivare la perseveranza. Nei gesti di cura e di amore reciproci noi viviamo appieno la nostra fede e, al tempo stesso, l’alimentiamo. Il senso di tutto è amare e l’amore chiede d’essere vissuto e dimostrato. Vivere insieme la fede ci fa bene e fa bene anche alla nostra fede. L’amore, alla fine, coincide sempre con la comunione. Con Dio, con sé stessi, con gli altri. Con tutto..

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