Ebrei 11,1-2.8-19 con il commento di Marco Righetti e Cristina Bordoni



Dalla lettera agli Ebrei
Eb 11,1-2.8-19 

Testo del brano
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Luminous Rain di Kevin MacLeod è un brano concesso in uso tramite licenza Creative Commons Attribuzione 4.0. https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/
Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100169
Artista: http://incompetech.com/

Meditazione
Marco Righetti e Cristina Bordoni
Recita Marco Righetti

Meditazione
La fede degli antenati è il tema di questo splendido capitolo della Lettera agli Ebrei. «Per fede» ognuno di loro affrontò fatiche e sacrifici, «per fede» accaddero loro cose impossibili e ricevettero doni inimmaginabili. «Per fede», certa e assoluta, affrontarono prove disumane apparentemente inconcepibili e crudeli. Tutto questo lo fecero solo per la fede che è «fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede». Camminarono da pellegrini e da stranieri sulla terra, tenendo sempre lo sguardo puntato alla città celeste «dalle salde fondamenta», che li attendeva. E sebbene morirono senza avere ottenuto i beni promessi, tutti loro rimasero saldi nella fede. Che esempi meravigliosi! Questo vuole Dio da noi: che ci fidiamo di Lui, che non fissiamo la nostra attenzione a ciò che ci viene tolto durante il cammino, ma a ciò che ci è stato promesso. Vuole che anche noi impariamo a vedere con gli occhi della fede quello che non si vede, perché le promesse di Cristo devono essere per noi più vere del reale, che è effimero e non vale nulla rispetto al bene che ci attende. In fondo, tutta l’inquietudine dei nostri giorni viene dal non riuscire a fidarci. Dal nostro vivere ogni giorno come se la nostra patria fosse la terra, anche se a parole diciamo di aspirare al cielo. Dobbiamo allora imparare a diventare degni delle promesse, e a farlo amandoci ogni volta che cadiamo e ci rialziamo per riprendere il cammino. Ciò che conta è diventare ogni giorno un po’ più consapevoli, e perseverare nella fede che deve riempire sempre di più ogni nostro pensiero, ogni nostra parola e ogni nostro gesto.. Riprendiamo dunque la strada con fede rinnovata, amici!

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