1Re 19,9a.11-16 con il commento di Erika Guidi



Dal primo libro dei Re
1Re 19,9a.11-16

Testo del brano
In quei giorni, Elìa, giunto al monte di Dio, l’Oreb, entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore: «Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elìa si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elìa?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita». Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Cazaèl come re su Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsì, come re su Israele e ungerai Elisèo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto».

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Gabriele Fabbri

Meditazione 
Erika Guidi

Meditazione
Il Signore non si presenta a Elìa come forse lui si sarebbe aspettato, cioè con effetti speciali, non è nel vento o nel terremoto o nel fuoco, ma si fa presente nel sussurro della brezza leggera. Sembra dire a Elìa e a noi che dobbiamo lasciarci stupire da lui, che dobbiamo lasciare da parte i nostri schemi precostituiti su Dio e aprirci alle sue novità. Il Signore è sempre al di là dei nostri modelli, delle nostre idee. La fede è un percorso di continua ricerca di Dio, non è mai stabile e uguale a sé stessa. Inoltre la brezza leggera fa pensare a una relazione d’intimità tra Elìa e Dio. Il sussurrare della brezza fa venire in mente il dialogo di due innamorati o di due amici che si capiscono con poche parole. Il testo sembra indicarci come via preferenziale per stare alla presenza di Dio il coltivare nella propria vita una relazione stretta, intima con il Signore. Dentro questa amicizia ci sta la domanda di Dio: «Che cosa fai qui?». Nello stesso tempo è un rimprovero e una consolazione. Il Signore sembra dire a Elìa che non deve fuggire, ma anche che non deve avere paura, perché lui non lo abbandonerà. Infatti subito dopo gli dice di andare ad ungere i re seguendo la parola del Signore. è come se gli ricordasse che per stare al sicuro e senza timore deve fare ciò che gli dice lui. Non dobbiamo avere paura, ma dobbiamo seguire il Signore nelle sue strade.

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