1Re 8,22-23.27-30 con il commento di Erika Guidi



Dal primo libro dei Re
1Re 8,22-23.27-30

Testo del brano
In quei giorni, Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse:
«Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore.
Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito!
Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!».

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Erika Guidi

Meditazione
Salomone alza le mani e innalza una preghiera al Signore per lodarlo e per chiedere. La preghiera è sempre un insieme di lode, di ringraziamento e di richiesta, e non è mai un’azione solo mentale o solo vocale, ma coinvolge totalmente, coinvolge anche il corpo. Quando prego la posizione del mio corpo non è indifferente, porta con sé ciò che vivo in quel momento e voglio comunicare al Signore.
Mettersi in preghiera significa mettersi in rapporto con Dio. Qui è ripetuto con insistenza il verbo “ascolta”, cioè la richiesta che il Signore entri in relazione. Comincio a pregare con la sicurezza che il Signore non è lontano, ma è vicino e mi ascolta. La richiesta di Salomone è che il Signore abiti il tempio che è stato costruito, che esaudisca le preghiere del popolo che andrà lì a pregare. Può forse Dio stare in un luogo sulla terra? La richiesta del re sembra qualcosa di incredibile. Certamente i cieli non potrebbero contenerlo, tanto meno una casa terrena.  Il tempio, però, permette al popolo di incontrarlo in modo sicuro, egli ha scelto questa dimora di cui dice: «Là è il mio nome». Lì Dio è vicino al suo popolo. Il tempio di Salomone preannuncia una presenza di Dio ancora più stupefacente. Dio si farà ancora più vicino agli uomini: si farà uomo nell’incarnazione in Gesù. Ecco il tempio nuovo e definitivo, non fatto da mano di uomini, quello in cui Dio stabilisce la sua dimora tra gli uomini. Dopo la sua resurrezione, il corpo, luogo della presenza divina in terra, gli permetterà di essere presente in tutti i luoghi e in tutti i secoli nella celebrazione eucaristica. L’eucarestia ci permette di avere Dio così vicino che possiamo averlo in noi.

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