1 Samuele 15,16-23 con il commento di Paolo Vicini



Dal primo libro di Samuèle
1Sam 15,16-23

Testo del brano
In quei giorni, Samuèle disse a Saul: «Lascia che ti annunci ciò che il Signore mi ha detto questa notte». E Saul gli disse: «Parla!». Samuèle continuò: «Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non ti ha forse unto re d’Israele? Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: “Va’, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti”. Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?».
Saul insisté con Samuèle: «Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala».
Samuèle esclamò: «Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
essere docili è meglio del grasso degli arieti. Sì, peccato di divinazione è la ribellione,be colpa e terafìm l’ostinazione. Poiché hai rigettato la parola del Signore, egli ti ha rigettato come re».

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Paolo Vicini

Meditazione
L’Antico Testamento è sempre complicato da leggere a pezzi, come la liturgia ci propone. Andrebbe letto nella sua interezza, anche i pezzi precedenti o quelli tagliati. Si tratta di un fatto molto semplice, Dio manda Saul a combattere contro gli Amaleciti per vendicarli, visto che si sono opposti a Israele quando uscì dall’Egitto. Ma chiede a Saul una vendetta forte, deve uccidere tutti: uomini, donne, bambini e tutti gli animali, non deve rimanere nulla. Pesante per noi. Saul vince la battaglia, ma lui e il popolo, nel momento in cui debbono uccidere gli animali non lo rispettano, e salvano gli animali più grassi. Cede alla tentazione di farsi lui la legge e di seguire il buon senso, per una giusta causa quello di offrire a Dio degli animali di valore, quindi non li vuole per sé ma per Dio, che va su tutte le furie, e per questo gli toglie il titolo di re. Quello di Saul è anche un nostro modo di applicare la legge adeguandola ai nostri interessi, per noi non è scandalizzante. Ma come conciliare il Dio della misericordia con questa durezza? Saul spiega le buone intenzioni e poi nel brano che segue chiede addirittura perdono. Noi giudichiamo spesso le buone intenzioni, consideriamo sbagliato applicare la legge senza guardare la motivazione, «la realtà è superiore all’idea» dice Papa Francesco. In questo brano Dio ci dice che non è così. Noi vorremmo sempre incasellarlo, metterlo dentro una logica. Dio è dinamismo come lo deve essere la mia fede. Dio per Saul aveva pensato di essere con lui duro, intransigente perché avrà avuto le sue buone ragioni. Dio ci vuole bene e talvolta il volere bene a una persona porta a essere duri con lei. Per noi obbedire ci insegna la docilità, ci insegna a metter da parte le nostre idee, il nostro volere, il nostro senso di giustizia. Ci aiuta a capire che siamo creature. Non è remissione, con Dio ci dobbiamo discutere, ma è fidarci di lui. Oggi proviamo a obbedire a un comando di Gesù, sappiamo benissimo cosa, come, dove e con chi possiamo esercitarci. Per il mondo la docilità è perdente ma noi non vogliamo vincere quella partita, ne abbiamo un’altra più importante che è quella di convertire noi stessi.

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