Prima lettera di Giovanni 4,19-5,4 con il commento di Patrizia Gasponi



Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo
1Gv 4,19-5,4 

Testo del brano
Carissimi, noi amiamo Dio perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello. Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
F.Chopin. Andantino "Spring" B 117. Aya Higuchi. Creative Commons Attribution 4.0. Musopen.org

Meditazione
Patrizia Gasponi

Meditazione
Per far comprendere che l’agàpe non consiste in un amore generico e disincarnato, Giovanni ricorda che l’amore che procede da Dio deve prolungarsi e realizzarsi nella pratica quotidiana dell’amore fraterno. Se questo non si verifica, vuol dire che l’amore di Dio non è penetrato in noi. Infatti se uno dice: «“Io amo Dio”, e odia suo fratello, è un bugiardo». C’è solo un modo per credere a chi afferma di amare Dio: verificare se egli ama il fratello che gli è vicino, se riesce a farsi prossimo agli altri come il buon samaritano. L’amore fattivo e concreto è il “grande segno” agli occhi del mondo, attraverso il quale è possibile riconoscere i veri seguaci di Gesù e addirittura l’esistenza di Dio. Al contrario, pretendere di amare Dio senza amare il fratello, è pura menzogna, anzi un vero e proprio non senso. Si rivelano acute e profonde le riflessioni di Sant’Agostino: «Potresti dirmi che non hai visto Dio, ma non potrai dirmi che non hai mai visto gli uomini. Ama dunque il fratello: se amerai il fratello che vedi, ecco che vedrai Dio, poiché vedrai l’amore stesso, e Dio abita nell’amore.. Affermi di amare Cristo? Osserva il suo comandamento e ama il fratello: se non ami il fratello, come puoi amare uno di cui disprezzi il comandamento? Davvero l’amore è un mistero profondo..». Dopo questo accorato appello all’amore, Giovanni passa ad un’esortazione concernente la fede. Egli intende, infatti, saldare insieme fede e amore. L’autore delinea, prima di tutto, l’identità del credente mediante il contenuto della professione di fede: «Gesù è il Cristo». Aggiunge poi che il vero credente è generato da Dio. Chi è saldo in questa fede, non può che compiere ciò che la sua dignità di figlio di Dio comporta. Non c’è vera fede cristiana che non dia come frutto le opere, e non ci sono opere autenticamente cristiane che non siano opere della fede. In caso contrario, c’è il pericolo, ben denunciato dall’apostolo Giacomo, di avere una fede intellettuale, astratta, sterile, morta (cfr Gc 2,17-20). Chi non vive secondo il comandamento nuovo lasciato da Gesù non può affermare in verità che Egli è il Messia, perché il solo criterio dell’autenticità della fede è un’esistenza vissuta nell’agàpe. Amare il Padre, nella sua qualità di “generante”, non può essere diviso dall’amare il Figlio e i figli. Commenta sant’Agostino: «Da questo conosciamo di amare i figli di Dio. È come se volesse dire: da questo conosciamo di amare il Figlio di Dio.. I figli di Dio, infatti, sono il corpo dell’unico Figlio di Dio: lui il capo, noi le membra, insieme siamo l’unico Figlio di Dio. Chi dunque ama i figli di Dio, ama il Figlio di Dio..». La Chiesa è il corpo di Cristo, ma questa verità è compresa in modo autentico solo se i cristiani sanno identificare tale corpo con la comunità reale in cui sono inseriti. Si crede la Chiesa universale vivendo la Chiesa diocesana, amando la propria parrocchia, vivendo in armonia e concordia con le persone presenti nel territorio. Non c’è fede vera senza amore sincero e il comandamento nuovo di Gesù invoca un amore unico in cui sono indissociabili e simultanei due movimenti: l’amore a Dio e ai fratelli. E l’amore verso il prossimo deve essere conforme all’amore di Dio e ai suoi comandamenti, che non sono gravosi. «Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero», dice Gesù. La presenza di Gesù nella storia, la sua offerta di sé sulla croce hanno segnato per sempre la vittoria sul mondo «posto sotto il sole di satana», diceva lo scrittore francese Georges Bernanos. Ogni volta che una persona accoglie Cristo nella fede e si rende disponibile al Vangelo, questa vittoria si estende e progredisce.

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