Prima lettera di Giovanni 2,29-3,6 con il commento di Patrizia Gasponi



Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
1Gv 2,29-3,6 

Testo del Vangelo
Figlioli, se sapete che Dio è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è stato generato da lui. Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché il peccato è l’iniquità. Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
F.Chopin. Andantino "Spring" B 117. Aya Higuchi. Creative Commons Attribution 4.0. Musopen.org

Meditazione
Patrizia Gasponi

Meditazione
Dopo aver ricordato che il segno della comunione con Dio è l’adesione alla verità del vangelo, Giovanni aggiunge ora che segno particolare della comunione è la giustizia. Gesù è il Giusto per eccellenza e i suoi seguaci devono rimanere in Lui per essere sereni quando egli si manifesterà alla fine dei tempi, per instaurare il Regno di Dio. È osservando la giustizia divina che si capisce il senso, la direzione e l’ampiezza della giustizia che a nostra volta dobbiamo attuare. Per sapere in che modo il Signore è giusto occorre guardare la croce di Gesù: la giustizia di Dio ha l’estensione e la forza dell’amore gratuito e universale. Giusto è allora chi non si accontenta del semplice equilibrio del “dare e avere”, ma cerca di agire in maniera corrispondente alla sua unione con Cristo. Nel suo vangelo Giovanni afferma che l’amore di Dio si è manifestato nel dono del Figlio unigenito. Ora va oltre, asserendo che il grande dono di Dio si rivela anche nel fatto che Egli ha reso gli uomini suoi figli. «Lo siamo realmente!», esclama, e subito dopo aggiunge: «Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui». L’ostilità contro Gesù si ripercuoterà infatti contro gli stessi cristiani. «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è». Già al presente i cristiani vivono nella certezza di essere amati da Dio come figli carissimi, ma vi sarà un evento, la venuta di Cristo nella gloria, che svelerà pienamente il loro vero essere e potranno così vedere Dio faccia a faccia. Nell’oggi del cristiano c’è posto solo per il desiderio. Sant’Agostino dice, però, che con l’attesa Dio allarga il desiderio, col desiderio allarga l’animo e dilatandolo lo rende più capiente. Una sorta di allenamento, di preparazione, che abilita il cuore all’incontro con Dio. E il futuro di una “patria beata” si prepara nel coltivare giorno per giorno la speranza e la rettitudine della coscienza con una lotta serrata al peccato diventando puri come Cristo è puro. Se si è figli di Dio occorre rompere con il peccato e praticare la giustizia. Giovanni sa bene che nessuno, nella propria fragilità, può ritenersi esente dal peccare. E infatti non sta parlando delle singole cadute, ma del peccato radicale, del lucido rifiuto di Dio e della sua Parola, della chiusura del cuore alla fede in Cristo. È grazie a Cristo che è data la possibilità agli uomini di estirpare alla radice il peccato, a patto che essi rimangano con Lui e in Lui.

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