Prima lettera di Giovanni 3,7-10 con il commento di Patrizia Gasponi



Dalla prima lettera di San Giovanni apostolo 
1Gv 3,7-10 

Testo del brano
Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com’egli [Gesù] è giusto. Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
F.Chopin. Andantino "Spring" B 117. Aya Higuchi. Creative Commons Attribution 4.0. Musopen.org

Meditazione
Patrizia Gasponi

Meditazione
Giovanni indica ai cristiani due mezzi per vincere il peccato. Il primo consiste nell’interiorizzare e assimilare la Parola di Dio, presentata come germe divino. Richiamandosi alla parabola del seminatore, l’autore sottolinea che solo se l’uomo permette al germe della Parola di rimanere in Lui, allora egli veramente è nato da Dio, è diventato figlio di Dio. Giovanni non sembra lasciare in questo modo una dottrina morale, con un elenco di vizi da eliminare e di virtù da praticare, ma piuttosto una dottrina mistica. Egli, infatti, non dice: “non peccate più, e sarete figli di Dio”, ma esattamente il contrario: “siate veramente figli di Dio e non peccherete più”. Nutrito dalla fede in Cristo, il vero credente rimane in Lui, vive come Figlio di Dio, vince il peccato e le occasioni di male. Il secondo mezzo consiste nel praticare la giustizia amando i fratelli, perché commettere il peccato, non rispettare la giustizia, odiare i fratelli sono i segni rivelatori dell’appartenenza al mondo diabolico. L’amore per il fratello è, perciò, introdotto non tanto come atto buono da compiere di quando in quando, ma come atto costitutivo, indispensabile per essere veramente figli di Dio. Papa Francesco nella Misericordiae Vultus (n. 21) definisce in modo efficace il rapporto tra la giustizia e la misericordia: «Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta, e l’esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla. Per questo Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza e il perdono. Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e la supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore, che è a fondamento di una vera giustizia. Questa giustizia di Dio è la misericordia concessa a tutti come grazia in forza della morte e risurrezione di Gesù».

Scarica la nostra App su