Genesi 18,1-15 con il commento di Andrea Parato



Dal libro della Genesi
Gn 18,1-15 

Testo del brano
In quel tempo, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda, dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!». Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: “Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia”? C’è forse qualche cosa d’impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te tra un anno e Sara avrà un figlio». Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma egli disse: «Sì, hai proprio riso».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Lorenzo. Tempesti. Maramore. www.suonimusicaidee.it. Licenza gratuita

Meditazione
Andrea Parato

Meditazione
Ricordo che da bambino mi recavo spesso a Ravenna, e quando potevo andavo nella Basilica di San Vitale dove mi fermavo a guardare, nella luce soffusa, il mosaico di una lunetta che rappresenta questo racconto biblico. La parte sinistra di quella lunetta è occupata da Abramo, vestito con abiti semplici, mentre offre a tre personaggi aureolati, collocati al centro sotto la quercia di Mamre, un vitellino su un piatto, mentre essi, guardandolo, tendono le mani verso tre pani con la croce. All’estremità di sinistra, da una capanna e non da una tenda, esce Sara che ascolta la profezia dei messaggeri e, incredula, porta una mano alla bocca per nascondere il sorriso. Abramo accoglie tre stranieri nel deserto. E io quale accoglienza so dare a chi arriva «nell’ora più calda?». I tre ospiti si rivelano messaggeri di una buona notizia (per questo sono rappresentati spesso come angeli, dall’icona di Rublev ai dipinti di Chagall): arriva il figlio tanto atteso. Mi chiedo: io quale buona notizia sto attendendo dalla vita? Certo, vista l’età dei due vegliardi è una cosa umanamente non realizzabile. E il testo non esita a ricordarlo: non c’è più fertilità, né piacere. Ma con la presenza dei tre c’è anche l’Uno, il narratore non ha problemi a passare dal plurale al singolare. A questo punto Sara, all’ingresso della tenda, ride «dentro di sé», della sua infecondità, dell’essere avvizzita. Ma è un sorriso di cui Dio è a conoscenza. Proprio come il sorriso di Abramo faccia a terra nel capitolo precedente. Ma quale è la natura del riso di Sara? Dubbio, gioia, stupore? Di quel riso, Dio chiede ragione ad Abramo in un gioco di triangolazione comunicativa e Sara risponde negando. Qui il Signore, diretto su Sara, ribadisce «hai proprio riso». Che effetto, questo intervento così immediato di Dio che è davvero presente, appassionato, affettuoso, tanto da ribattere e da ribadire all’incredulità di chi comunque ha scelto e formato alla pazienza. L’effetto non è tanto di rimprovero, ma è quasi ironico: quando mia figlia mi racconta una mezza verità su una marachella, le dico: se quello che dici è vero, guardami e non ridere! E se ride.. beh allora la rimbecco: “ehi, hai riso, hai proprio riso!”. Il riso titubante di Sara è trasformato in certezza dal sorriso di Dio.

Genesi 11,1-9 con il commento di Daniele Missiroli Genesi: Introduzione Genesi 1,1-19 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 1,20-2,4a con il commento di Daniele Missiroli Genesi 2,4b-9.15-17 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 2,18-25 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 3,1-8 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 3,9-24 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 4,1-15.25 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 6,5-8;7,1-5.10 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 8,6-13.20-22 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 9,1-13 con il commento di Daniele Missiroli Genesi 12,1-9 con il commento di Andrea Parato Genesi 13,2.5-18 con il commento di Andrea Parato Genesi 15,1-12.17-18 con il commento di Andrea Parato Genesi 16,1-12.15-16 con il commento di Andrea Parato Genesi 17,1.9-10.15-22 con il commento di Andrea Parato Genesi 17,3-9 con il commento di Eugenio Festa Genesi 18,1-15 con il commento di Andrea Parato Genesi 18,16-33 con il commento di Andrea Parato Genesi 19,15-29 con il commento di Andrea Parato Genesi 21,5.8-20 con il commento di Andrea Parato Genesi 22,1-19 con il commento di Andrea Parato Genesi 23,1-4.19; 24,1-8.62-67 con il commento di Andrea Parato Genesi 27, 1-5.15-29 con il commento di Melania Marcatelli Genesi 28,10-22a con il commento di Melania Marcatelli Genesi, 32,23-33 con il commento di Melania Marcatelli Genesi 37,3-4.12-13a.17b-28 con il commento di Eugenio Festa Genesi 41,55-57;42,5-7a.17-24a con il commento di Eugenio Festa Genesi 44,18-21.23b-29;45,1-5 con il commento di Eugenio Festa Genesi 46,1-7.28-30 con il commento di Eugenio Festa Genesi 49,2.8-10 con il commento di Melania Marcatelli Genesi 49,29-33;50,15-26a con il commento di Eugenio Festa

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