Ezechiele 37,21-28 con il commento di Massimo Cicchetti



Dal libro del profeta Ezechiele
Ez 37,21-28 

Testo del brano
Così dice il Signore Dio: Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d’Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né saranno più divisi in due regni. Non si contamineranno più con i loro ìdoli, con i loro abomìni e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato, li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Il mio servo Davide regnerà su di loro e vi sarà un unico pastore per tutti; seguiranno le mie norme, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica. Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, per sempre; il mio servo Davide sarà loro re per sempre. Farò con loro un’alleanza di pace; sarà un’alleanza eterna con loro. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Le nazioni sapranno che io sono il Signore che santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Benjamin Martins. Pure Potentiality. Diritti Creative Commons

Meditazione
Massimo Cicchetti

Meditazione
Il concetto di popolo si fa palpitante, è un bisogno vivo quello delle tribù disperse di Israele, che hanno perso le loro case, le loro terre, quelle che per generazioni avevano lavorato e dalle quali trovavano sostentamento. Sciolti i legami forti, perfino l’orgoglio di una nazione che si credeva protetta dalla mano del Signore anche avendolo rinnegato con l’adorazione di idoli, trascurando il patto di alleanza stretto dai loro padri, le dodici tribù sono deportate a Babilonia e con loro è anche Ezechiele, attraverso la cui voce il Signore non smette di parlare. Forse proprio per la disperazione, nel silenzio che accompagna l’angoscia, questa voce si fa più forte ed è un richiamo ineludibile per il Popolo che lo acclama grande profeta, sommo interprete attraverso il suo racconto della volontà divina. In mezzo a questo enorme dolore che sconvolge la coscienza degli ebrei la voce di Dio si manifesta soave e, nonostante tutto ciò che loro hanno commesso dimenticando i precetti ed il Patto, Dio perpetua l’amore per il suo Popolo. Ancora, nonostante la deportazione, nonostante le divisioni tra le dodici tribù, Dio parla attraverso Ezechiele ad un Popolo, ne mantiene vivo l’orgoglio e ne riaccende la speranza. Il Dio di infinita misericordia lenisce le piaghe dello sconforto con un messaggio di grande speranza: l’alleanza non è rotta e la terra di Israele sarà nuovamente abitata dal Popolo eletto al quale Dio offrirà la guida di un grande re per radunarli tutti, e donare nuovamente la pace e l’orgoglio di essere figli di Dio. Molto spesso, anche nei tempi che viviamo, dimentichiamo il patto che ci lega e la nostra appartenenza al Popolo di Dio. Presi dallo scoraggiamento del vivere quotidiano ci sentiamo isolati e sbandati, incapaci di sentire la terra che abitiamo come la nostra terra, e di sentire il vicino sconosciuto come un fratello appartenente come noi alla stessa nazione divina, che non conosce differenze, confini, ma che unisce sotto un unico cuore infinito tutte le genti. Dobbiamo capire che non siamo i superstiti sbandati di un vecchio credo, ma siamo viceversa le radici nuove capaci di perpetuare la vita di un albero del quale siamo tutti rami frondosi capaci di portare frutto. Dio abita ancora e sempre in mezzo a noi ha edificato il suo tempio, incorruttibile perfino dalla morte, nella persona di suo Figlio, ed è in questo tempio che si è consumato il sacrificio perfetto, così che ci viene aperta la via verso la terra promessa che supera gli affanni temporali della vita per concederci di superare il limite dei secoli e di contemplare fino alla fine dei tempi il sorriso del Creatore. Quello che valeva allora per il Popolo di Israele ci permette di capire, con il conforto della profezia di Ezechiele, che anche per noi è destinato il ritorno alla terra dei Padri, e la nostra appartenenza siglata col Battesimo sarà un sigillo eterno di appartenenza al Popolo. Nel momento del dubbio e della incertezza questa promessa è in grado di armare anche i cuori più spauriti, quali possono essere anche i nostri in questi difficili giorni di prova e di sgomento, in modo da renderci operosi nel ricostruire giorno per giorno, la nostra affezione e la nostra fedeltà al disegno magnifico di un solo Popolo e di un solo Dio.

 

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