Ezechiele 43,1-7a con il commento di Massimo Cicchetti



Dal libro del profeta Ezechiele
Ez 43,1-7a 

Testo del brano
Quell’uomo mi condusse verso la porta che guarda a oriente ed ecco che la gloria del Dio d’Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria. La visione che io vidi era simile a quella che avevo visto quando andai per distruggere la città e simile a quella che avevo visto presso il fiume Chebar. Io caddi con la faccia a terra. La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente. Lo spirito mi prese e mi condusse nel cortile interno: ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio. Mentre quell’uomo stava in piedi accanto a me, sentii che qualcuno entro il tempio mi parlava e mi diceva: «Figlio dell’uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo ai figli d’Israele, per sempre».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Benjamin Martins. Pure Potentiality. Diritti Creative Commons

Meditazione
Massimo Cicchetti

Meditazione
Le visioni di Ezechièle si avviano al compimento finale della sua scrittura. Dio ha promesso di restituire a chi rinuncia alla durezza pietrosa del cuore, in cambio di un amore sincero, la propria libertà, affrancandolo dalla schiavitù e ricostruendo il patto di alleanza che lega il suo popolo a sé. Il luogo dove più forte si manifesta questo reciproco legame è il Tempio. Il perdono di Dio nei confronti del popolo idolatra si esplica quindi nella ricostruzione del Tempio, che questa volta non sarà realizzato da mani d’uomo. Il Tempio è il simbolo della potenza di Dio e la manifestazione evidente della sua presenza in mezzo agli uomini. Il suo potere ha il rumore delle acque, perché il Tempio è il luogo della purificazione dai peccati e dagli errori, e l’acqua, come in precedenza ricordato, è l’elemento che pulisce le macchie e rende di nuovo candide le vesti così come le anime. Dio abita nuovamente il suo tempio entrando da oriente, la porta dalla quale aveva abbandonato l’edificio; ritorna come la luce nuova dell’alba che irrompe nelle tenebre a rischiarare la visione delle cose. In questo modo Dio rinnova la sua presenza con la manifestazione del proprio potere abbagliante, ed insieme indispensabile alla vita, il profeta si prostra a terra per la potenza di questa epifania e si lascia condurre dallo Spirito divino a visitare il cortile interno. Nel Tempio di Salomone la parte più interna custodiva infatti la cella centrale, qodèsh haqqodashìm, il luogo ove si custodiva l’arca dell’Alleanza, contenente le tavole della Legge, e quindi il luogo ove più efficace e potente era la presenza di Dio. Al profeta viene quindi mostrato il luogo dove Dio ha ripreso dimora dopo le distruzioni precedenti, e dove è tornato a risiedere per essere col proprio popolo ed in mezzo al proprio popolo. Dio parla di nuovo direttamente ad Ezechièle, che come descritto nelle prime parti del libro, essendo eletto profeta ha la facoltà di udire la voce dell’Altissimo. La promessa solenne è tale da riempire di gioia: Dio ha preso nuovamente dimora nel Tempio, una presenza fisica dove può “appoggiare i piedi” e rimanerci per sempre, non ci saranno quindi altri esili, altri templi distrutti e nuove peregrinazioni in schiavitù, ma solo il futuro fatto della libertà di avere Dio con noi per adorarlo nella pienezza della sua gloria con un cuore nuovo. Concludendo con questa parte il racconto del libro di Ezechièle, vorrei ringraziare chi con pazienza e indulgenza ha ascoltato questi pensieri e salutare con viva cordialità.

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