Ezechiele 34,1-11 con il commento di Massimo Cicchetti



Dal libro del profeta Ezechiele
Ez 34,1-11 

Testo del brano
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Benjamin Martins. Pure Potentiality. Diritti Creative Commons

Meditazione
Massimo Cicchetti

Meditazione
Gesù Buon Pastore è una immagine cara al cuore dei cristiani. Eppure secoli prima Ezechièle esorta ed invita ad usare il potere conferito a chi comanda e governa, come fa il pastore con il suo gregge, seguendo leggi di buon senso e di disponibilità nei confronti di chi viene da loro governato, qui raffigurate come pecore, sono le parole che dopo le ammonizioni alla superbia e alla supponenza che hanno condotto all’esilio ed alla sofferenza del popolo tutto, vogliono insegnare quale deve essere lo spirito e l’attenzione di chi comanda il popolo. Stupisce come il pensiero di tanti secoli fa sia perfettamente attuale e di come le raccomandazioni che Ezechièle rivolge ai capi del popolo di Israele possono perfettamente essere traslate nelle persone cui affidiamo le decisioni per il bene della gente, è il segno evidente che la parola di Dio non conosce il senso del tempo ed è perfettamente adatta ad ogni stagione dell’uomo. Quali sono dunque le responsabilità di chi assume il potere per comandare chi a loro delega tale ruolo? Il primo e più importante è superare i propri egoismi ed il proprio tornaconto personale, il pastore che sa soltanto nutrirsi delle proprie pecore e si appropria del loro vello per scaldarsi, presto non avrà più un gregge da pascere. Il dovere primo del pastore è di saper pascolare il gregge, che vuol dire seguire con attenzione ciascuna singola pecora, stando attenti a quelle che si disperdono per riportarle in territorio sicuro, curando quelle ammalate e con figura ancora più poetica: rendendo forti quelle deboli. Il pastore deve essere una presenza continua, che insegna e prende parte alla vita del suo gregge, fa in modo soprattutto che le pecore lo riconoscano come figura capace di portare loro il bene e scacciare il pericolo. Ma quando il gregge non trova un pastore che si dedica a loro sbanda, e diventa vittima dei predatori, non si conforta della speranza di sapere che qualcuno verrà a salvarlo dal pericolo e dallo smarrimento; perde quindi la speranza nel proprio futuro. Devono sapere però i cattivi pastori che il Signore controlla il loro operato, perché il desiderio del Signore è il benessere del proprio gregge e tiene conto dei pastori malvagi ed egoisti, che vivono senza prestare alle pecore loro affidare la necessaria cura e dedizione. Ancora una volta per bocca del profeta il Signore invita alla fede e alla fiducia, se anche il pastore non fosse diligente, sarà Lui a sostituirsi al cattivo operato di chi dovrebbe vigilare e provvederà che il branco non si disperda. È una consolazione che solleva lo spirito sapere che anche nei momenti più difficili della nostra vita, perfino in quelli nei quali comprendiamo di aver affidato a mani incapaci il potere di risolvere i problemi elementari, c’è Qualcuno che sempre ha a cuore i nostri bisogni ed il nostro destino, anche se non vediamo i pastori occuparsi dei nostri bisogni dobbiamo avere fiducia sapendoli comunque affidati alle mani migliori di chi ci ama di più.

Scarica la nostra App su