2 Timoteo 2,8-15 con il commento di Laura Genestreti



Dalla Seconda lettera di S.Paolo apostolo a Timoteo
2Timoteo 2,8-15

Testo del brano
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso. Richiama alla memoria queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta. Sfòrzati di presentarti a Dio come una persona degna, un lavoratore che non deve vergognarsi e che dispensa rettamente la parola della verità.

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Prelude No. 22 di Chris Zabriskie è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Fonte: http://chriszabriskie.com/preludes/
Artista: http://chriszabriskie.com/

Meditazione
Laura Genestreti

 

Meditazione
Anche nel secondo capitolo continua il testamento spirituale di Paolo, ora le riflessioni diventano esortazioni sempre rivolte al non dimenticarsi di Cristo, ad essere testimoni nonostante le sofferenze, nonostante possiamo essere considerati alla stregua dei malfattori. Dobbiamo annunciare con gioia il vangelo in cui si racconta come Gesù è risorto dai morti. Noi ci possiamo sentire in catene, ma la parola di Dio non è incatenata, è libera, libera grazie alla salvezza che Gesù ci dona e ci può dare la forza di sopportare il dolore finché arriveremo alla gloria eterna. Nella parola troviamo la fede, nella morte di Cristo riscopriamo la vita, nella perseveranza troveremo un posto al suo fianco; ma se lo rinneghiamo verremo rinnegati, se noi saremo infedeli lui non potrà essere con noi, perché non può rinnegare se stesso. Paolo continua a ribadire la forza necessaria ad essere testimoni, ad essere degni, a operare senza vergogna, a lavorare con passione nel dispensare la parola. Paolo ci presenta Gesù come una persona vera, concreta, che ha relazione con noi; mi colpisce come lui possa reagire ad un nostro comportamento, come possa essere un amico sincero che ci starà vicino, se lo vorremo e se sapremo accoglierlo per tutta la nostra vita e poi nella vita eterna. Ma un amico anche crudo che, se rinnegato, non potrà essere con noi perché rimarrà fedele a stesso. Molti dubbi mi sorgono su questo passaggio, ma vedo poi il “rinnegare” come una nostra azione, rinnegando siamo noi che ci allontaniamo e non lui che ci respinge. Vedo che possiamo essere dei lavoratori soddisfatti e fieri del nostro raccolto nel momento in cui proclamiamo la parola con vigore, ma aggiungo con semplicità. Gesù è l’altro che ci sta accanto, che cammina con noi, che ci indica la strada. Forse la fede è più facile di quello che ci immaginiamo, non dobbiamo cadere in futili discussioni, Cristo è risorto, è la verità, è l’amore. Guardiamo l’altro come lui ci insegna, non dobbiamo avere paura. Il riferimento al lavoro è di grande intensità, è forte e toccante. Possiamo essere i suoi operai, agendo nel nostro quotidiano con la gioia di portare Cristo nel mondo, la sua parola la possiamo testimoniare con un sorriso nella fatica, con un abbraccio nella difficoltà. Le nostre vocazioni sono infinite, nei nostri cammini abbiamo tanti volti da incontrare, tante braccia da accogliere, le nostre opere devono essere le braccia del nostro spirito, possono essere la voce della fede.

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