2 Timoteo 1,1-3.6-12 con il commento di Laura Genestreti



Dalla Seconda lettera di S.Paolo apostolo a Timoteo
2Timoteo 1,1-3.6-12

Testo del brano
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro. Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo, per il quale io sono stato costituito messaggero, apostolo e maestro. È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Prelude No. 22 di Chris Zabriskie è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Fonte: http://chriszabriskie.com/preludes/
Artista: http://chriszabriskie.com/

Meditazione
Laura Genestreti

Meditazione
La seconda lettera a Timòteo si presenta da subito come una testimonianza paterna di una spiritualità da tramandare e coltivare. Alla fine della sua vita Paolo si confida con tenero affetto a Timòteo, sottolineando come non deve esserci vergogna nella fede e come questa abbia bisogno di essere ravvivata, il dono dello spirito ricevuto con la benedizione (cresima) deve essere mantenuto ardente. In poche righe sintetizza la fede cristiana: Dio ha mandato Gesù per salvarci e ci ha donato lo Spirito che ci aiuta a compiere il progetto che lui ha su ognuno di noi. Colpisce il presentimento di Paolo del fatto che Timòteo, come ciascuno di noi, possa essere timido e provare vergogna, ma la timidezza e la vergogna nella fede non devono essere contemplate, Dio ci dà uno Spirito forte, caritatevole e prudente e attraverso questo ci permette di salvarci. La salvezza avviene per la sua grazia, il suo progetto che si materializza nella nostra vocazione, un dono immeritato che ci sanifica, ci rende incolumi e ci mette in relazione con lui, che vince la morte. Con la salvezza ci custodisce, ci toglie dal peccato, ci libera attraverso Gesù, che ci insegna la ricerca del bene nella nostra vita, in modo autentico attraverso l’amore, e con le nostre opere possiamo e dobbiamo esserne testimoni. Come può essere viva la nostra testimonianza? Come possono le nostre opere essere guidate dallo Spirito? Queste le domande che mi pongo di fronte a questo brano, non dobbiamo essere timidi nella fede, ma forti. Una fortezza che si deve tramutare in carità, carità che vedo come amore verso l’altro, solidarietà, coscienza del bene comune, noi siamo spirito, siamo illuminati dallo spirito, ma dobbiamo accoglierlo, dobbiamo riempire il nostro corpo della sua luce, ma poi dobbiamo vivere con coscienza pura nel mondo e solo così cercare di essere testimoni e messaggeri. Dobbiamo nella vita terrena mantenere con convinzione la certezza della forza della fede che ci custodisce con amore per tutto il nostro percorso.

 

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