Lettera di Giacomo 4,13-17 con il commento di Marco Missiroli



Dalla Lettera di san Giacomo apostolo
Gc 4,13-17

Testo del brano
Ora mi rivolgo a voi, che dite: «Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni», mentre non sapete quale sarà domani la vostra vita! Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare. Dovreste dire invece: «Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello». Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo. Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Emily Lepri

Meditazione
Marco Missiroli

 

Meditazione
La lettura di oggi apre una riflessione sul tempo, in particolare su quello futuro, ancora da vivere. Il dialogo che vi ho proposto è preso dal film In Time, pellicola che, al di là delle discutibili doti recitative degli attori, sviluppa questo tema per mezzo di dinamiche interessanti ed in modo piuttosto provocatorio. Nella storia il tempo, lo stesso che misura la durata della vita, è anche la moneta per i beni di consumo, per il pagamento delle tasse, nonché l’unica ricchezza oggetto del desiderio di ladri e usurpatori. Inoltre ognuno legge sul proprio braccio il tempo che gli rimane a disposizione, rendendo di fatto i poveri schiavi della loro povertà («se avessi il tuo tempo, smetterei di guardarlo») e i ricchi sempre più avari. Le vicende che si susseguono nella narrazione sono poi a mio avviso piuttosto banali, ma la questione di fondo rimane nitida: il tempo è una cosa più grande di noi, se ci appartenesse e potessimo controllarlo sarebbe un problema. Allora è bene fare pace col tempo, sebbene questo lavoro in fondo ci porti faccia a faccia con la morte. Ma prima di essa ci sono gli imprevisti, le svolte, avvenimenti esterni che condizionano fortemente la nostra esistenza, anch’essi per noi incontrollabili. Paradossalmente accettare questa verità ci prepara a non ritrovarci in balia degli eventi e ad accoglierli senza diventarne succubi; addirittura ad entrare nella grazia che vi si cela dietro. Il Vangelo è molto chiaro su questo aspetto: la chiamata di Gesù al discepolato richiede un saper lasciare tutto subito.. e quanto meno te lo aspetti («vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà», Mt 24,42). Ma non tutti sono preparati, si pensi ad esempio al giovane ricco, troppo legato a ciò che possedeva per convertirsi, nonostante il forte desiderio di bontà che lo ha portato di fronte a Dio. Infine credo che in Matteo 6,19-34 sia racchiusa tutta la sapienza da cui probabilmente scaturisce l’avvertimento del brano di oggi: «Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena». Insomma un cristiano vive alla giornata, gustando ciò che è chiamato a vivere, poiché il suo nutrimento è la fede in un Padre che avrà cura di non abbandonarlo mai. Preghiamo lo Spirito perché ci disponga ad accogliere la pienezza di cui riempie la nostra storia.

Scarica la nostra App su