Lettera di Giacomo 2,14-24.26 con il commento di Marco Missiroli



Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Gc 2,14-24.26

Testo del brano
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! Insensato, vuoi capire che la fede senza le opere non ha valore?
Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le sue opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull’altare? Vedi: la fede agiva insieme alle opere di lui, e per le opere la fede divenne perfetta. E si compì la Scrittura che dice: «Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come giustizia», ed egli fu chiamato amico di Dio.
Vedete: l’uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Emily Lepri

Meditazione
Marco Missiroli

Meditazione
«Il cappello parlante conosceva i caratteri di Harry, propri della sua umanità, che lo predisponevano ad una direzione, quella dei Serpeverde, contraria alla sua volontà. Eppure quello strumento conosciuto come l’insindacabile giudice di selezione delle casate ha assecondato la scelta che Harry in cuor suo aveva già fatto: Grifondoro». Silente mette l’accento su una dinamica che può avvicinarsi a quella del nostro rapporto con la fede. Prima di tutto noi siamo persone, con inclinazioni innate nonché capacità e limiti segnati dal nostro percorso di crescita. Possiamo piacerci o meno, sentirci giusti o sbagliati. Un primo atto di fede sta nel riconoscere la grazia del Natale: Gesù ha scelto di incarnare la nostra umanità, accogliendola in tutti i suoi aspetti anche per dimostrarne la possibilità di salvezza. Sta a noi a nostra volta scegliere di abbracciare un cammino di conversione, inclinando la nostra umanità verso la direzione che Cristo ha tracciato con la sua vita: il dono gratuito di sé per la salvezza del mondo, in cui è compresa anche la propria. Senza questa prima consapevolezza di fede, saremmo schiavi della nostra umanità e della sua instabilità, ci sentiremmo segnati a ritrovarci per forza dentro Serpeverde, probabilmente anche con buone possibilità di mettere in risalto le nostre potenzialità, ma col rischio di arrivare a credere che alimentarle possa essere il fine ultimo e la mossa risolutiva della nostra vita: mi salvo da solo. Scegliendo Grifondoro, Harry si converte ad un cammino che lo porterà a fare i conti con sé stesso e a mettere le proprie doti innate a servizio degli altri. Credere nella verità di Gesù, pensando di non mettere in gioco la propria vita, le proprie scelte, non solo non salva noi stessi, ma al giorno d’oggi è deleterio anche per la fede di chi ci sta vicino. Nella mia esperienza di giovane prima e di educatore a contatto coi giovani poi, ho notato la necessità e la ricerca dei ragazzi di figure adulte coerenti, credibili e soprattutto che sappiano amarli, accoglierli e credere in loro. Se al parlare di Dio non siamo in grado di affiancare esempi concreti di adesione cristiana, in primis il nostro metterci a loro servizio, non possiamo sperare che credano all’amore e alla salvezza che scaturisce dal donarsi all’altro. Il giovane per sua condizione è bisognoso, in cerca del vero cibo di cui nutrirsi e del vestito che indosserà da adulto: ha desiderio di consapevolezza della propria identità, il motore che può spingerlo a riconoscersi Figlio di un Dio che lo ha già salvato e continuerà a farlo in risposta ad un suo “sì”. Ti affido, Signore, i giovani di oggi, perché possano incontrarti e scegliere di diventare adulti che nelle opere testimoniano la Tua presenza nel mondo e la salvezza di una vita donata. 

 

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