2Corinzi 11,1-11 con il commento di Maria Angela Magnani



Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
2Cor 11,1-11 

Testo del brano
Fratelli, se soltanto poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi “super apostoli”! E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a voi. O forse commisi una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunciato gratuitamente il vangelo di Dio? Ho impoverito altre Chiese accettando il necessario per vivere, allo scopo di servire voi. E, trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato di peso ad alcuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedònia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. Cristo mi è testimone: nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acàia! Perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Spence. Hovering Thoughts. Diritti Creative Commons

Meditazione
Maria Angela Magnani
Legge Patrizia Sensoli

Meditazione
Questo brano è collocato nella sezione conclusiva della Lettera, che spesso viene indicata dai commentatori quasi come una lettera nella lettera, “delle molte lacrime”. Qui infatti Paolo sembra quasi un folle. E, facendo un salto quantico, viene alla mente la celebra frase di Steve Jobs: «Stay hungry. Stay foolish»! (Siate affamati, siate folli). Chissà se questo grande visionario dei nostri tempi aveva letto San Paolo.. Tornando all’Apostolo: l’impeto inconsueto mostrato in questa sezione lo porta a mettersi a nudo, scrivendo a fiume e comunicando le sue sensazioni, emozioni ed esperienze, senza usare mezzi termini. Egli vibra come un visionario che si rivolge a chi ancora non ha visione, ma la sta vagamente intuendo. E non ha paura di esporre il suo lato vulnerabile, sottolineato dall’espressione «gelosia divina»: come Dio infatti ha mostrato il suo lato “folle” dando tutto se stesso nel Figlio, così a lui, totalmente conquistato dal vangelo, è più cara della sua vita la libertà e la verità dei Corinti, i quali si sono lasciati sedurre da un altro vangelo, giunto a loro attraverso questi non meglio precisati “superapostoli”. Da ciò che si può intuire a questi ultimi non manca l’arte della persuasione né l’eloquenza; ma sono carenti di comprensione intima del vangelo: lo hanno così stravolto, riducendolo ad una dottrina disincarnata e per pochi eletti. Paolo smaschera questo loro atteggiamento, facendo emergere che l’annuncio del vangelo non comporta superiorità alcuna, né vanto o privilegio da accampare o sbandierare: neppure quello di essere mantenuti. Non solo non è vergognoso provvedere con le proprie mani al cibo quotidiano, ma è per Paolo una vera e propria regola discendente dal vangelo stesso: «chi non vuol lavorare neppure mangi» (2Ts 3,10). I suoi oppositori lo accusano davanti alla comunità di ciò di cui è fermamente convinto, e ne va della sua missione e della giustizia del suo operato. Lui, che è stato severo giudice e persecutore, non teme ora il loro giudizio: di essere cioè ritenuto inadeguato, anzi debole. Come può essere l’inviato se non vuole rivendicare per sé il titolo di apostolo, né la ricompensa corrispondente, come lo stesso Gesù avrebbe insegnato (cfr. Lc 10,7)? Ma egli non ha paura della sua fragilità, né della sua “povertà” e, davanti a chi ostenta sapienza o a chi non sa trovare altra forza se non in titoli di grandezza, egli si sente raccomandato da Dio stesso. Davanti al riconoscimento della chiamata di Dio, ossia della propria vocazione, ogni grandezza socialmente importante – ricchezza, ceto, potere, titoli.. – perde di seduzione, sciogliendosi letteralmente come neve al sole.

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