2Corinzi 3,4-11 con il commento di Maria Angela Magnani



Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
2Cor 3,4-11 

Testo del brano
Fratelli, proprio questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, il quale anche ci ha resi capaci di essere ministri di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita. Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia. Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell’aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile. Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
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Meditazione
Maria Angela Magnani

Meditazione
Acceso e entusiasta sostenitore della nuova e definitiva alleanza dell’uomo con Dio, Paolo ci rammenta che solo mediante Cristo giungono a noi quelle energie capaci delle migliori azioni, ispirazioni, irradiazioni.. Gesù ci unisce al Creatore e da lui arrivano a noi i pensieri e le parole vivificanti. In questo circolo trae ispirazione e trova compimento la nostra esistenza terrena. Siamo noi i ministri di questa alleanza nuova, del rinnovato patto con il Padre attraverso il Figlio. Come fare per esserne degni rappresentanti? Dobbiamo metterci a disposizione senza pregiudizi, al servizio senza remore o freni, totalmente vigili e completamente in ascolto, per potere vedere e accogliere Dio con ognuno dei nostri sensi, con tutta la nostra essenza. Incalza Paolo con l’affermazione ormai divenuta emblematica: «la lettera uccide, lo spirito dà vita». È rievocata, con essa, l’invettiva di Gesù di fronte all’atteggiamento tipico dei dottori della Legge e degli scribi, i quali nascondono la chiave della conoscenza intima della Parola di Dio. In questo modo è però manifestata una responsabilità assai negativa: con ciò infatti non solo mostrano una chiusura di fronte all’azione dello Spirito di Dio, ma – quel che forse è ancor più grave – impediscono l’ingresso a quanti desiderano accedere ai misteri vivificanti ispirati nella Parola. Questa è la lettera morta di chi sovrappone la propria alla Parola che vivifica; non ne vive e pone ostacoli – ossia, si fa scandalo, pietra di inciampo – a chi vorrebbe conoscerla. Ma la gloria dello Spirito vivificante splende come e ben più del volto di Mosè, allorché ricevette la Legge incisa sulle tavole di pietra. La giustizia divina, quintessenza della Legge, non può infatti essere messa in competizione con quella terrena, pena il suo pietrificarla. Essa è piuttosto viva e vitale – misericordiosa – e sa ricompensare in eterno chi persegue la gloria del Regno e pratica il bene a favore degli uomini e delle donne, a partire dai più emarginati e fragili. Occorre pertanto porsi nella condizione di ricevere dall’alto una qualità inedita della Legge, che si lascia scolpire nei cuori ben disposti, rendendoli vivi e vivificanti, liberi e liberanti (cfr. Ger 31,33).

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