2Corinzi 4,7-15 con il commento di Maria Angela Magnani



Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
2Cor 4,7-15 

Testo del brano
Fratelli, noi abbiamo un tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Spence. Hovering Thoughts. Diritti Creative Commons

Meditazione
Maria Angela Magnani

Meditazione
L’uomo Paolo infonde speranza nei nostri cuori, scolpendo ancora una volta sulla morte di Cristo la nostra unica possibilità di vera vita. L’artigiano, che tesseva tende, forgia in modo plastico e impasta nel suo vissuto un elenco di esperienze drammatiche, sentendo in tutto ciò di dipendere radicalmente da Dio e dalla sua potenza, che, come espliciterà qualche capitolo più avanti, si manifesta in modo paradossale, proprio lì dove l’Apostolo non nasconde la propria debolezza. L’incedere ritmico delle immagini evocate pone in tensione, e in un continuo confronto, situazioni non perfettamente sovrapponibili: è un climax che rapisce l’attenzione di chi legge, lasciando quasi senza fiato. «Tribolati ma non schiacciati; sconvolti ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti ma non uccisi..». Tuttavia, ciò che qui attrae maggiormente è la figura di apertura, in cui è forte il contrasto fra “tesoro” e “creta”. Sembra quasi che il carattere esuberante e vivace, che spesso porta Paolo ad esprimersi in maniera incisiva e fin troppo vigorosa, si lasci ora ammaestrare da una sproporzione insormontabile. Egli infatti è il “Vas d’elezione” (come lo definisce Dante nel II Canto dell’Inferno, riprendendo un’espressione di At 9,15), consapevole cioè di essere ministro di una comunità, ossia di am-ministrare in mezzo ad essa e per essa la grazia di Dio. Eppure sa, allo stesso tempo, di non poter per questo accampare meriti né privilegi di alcun tipo. Di più ancora: lui, i suoi collaboratori e la comunità intera sono chiamati insieme, come membra del corpo ecclesiale, a custodire un tesoro preziosissimo; di quest’ultimo però non è lecito in alcun modo sentirsi padroni. Il tesoro coincide con il vangelo della gloria, ossia con il dono incommensurabile dell’essere figli/e del Padre e coeredi, in Gesù, del suo stesso Spirito! Eppure, su tutto questo non può mancare un atteggiamento vigilante: si è infatti “creta” e non tesoro, non lo si dovrà mai dimenticare. E pertanto non può la comunità di ieri e di oggi, né i suoi ministri, accampare proprietà su nulla: neppure sul Vangelo o sul Regno. Dio ci ha donato un tesoro immenso, inesprimibile a parole, non misurabile con i normali strumenti. Straordinario è che l’abbia affidato alle nostre mani: di comuni mortali, creature, esseri imperfetti, fragili vasi di creta, appunto. Addirittura in modo che in noi convivano gli opposti: il limite e la sua accoglienza; nella  consapevolezza che, tramite la fede, sia sempre e comunque possibile accedere ad un riscatto di sé e della vita altrui. Dio dunque, benedice la fragilità della creta chiamandola con fiducia al servizio più alto: quello della sua propria potenza, di trarre cioè dal nulla tutto ciò che esiste con la sola forza di una parola; e di far nuove tutte le cose. È davvero una meraviglia ai nostri occhi che il Signore scelga di agire così nella storia e tra gli uomini! Come dice il Sommo Poeta riferendosi a Paolo: «Andovvi poi lo Vas d’elezione per recarne conforto a quella fede  ch’è principio a la via di salvazione».

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