2Corinzi: Introduzione



 Introduzione alla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi
«La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi»: con queste parole – che abbozzano quella che nei secoli ci abitueremo a chiamare Trinità – chi presiede l’Eucaristia saluta i fedeli radunati; con queste parole Paolo conclude la Seconda lettera ai Corinzi e li saluta, premettendo loro di essere “gioiosi”, che nell’originale greco è «chaírete», lo stesso invito che l’angelo rivolge a Maria nell’Annunciazione. Questa lettera, poco utilizzata durante la liturgia e scritta probabilmente nell’anno 57 d.C., ha come destinatari gli stessi abitanti di Corinto già citati nella Prima, una comunità viva ma molto problematica, che dà occasione all’Apostolo di venir fuori umanamente come in nessun altro scritto! Ma perché? Cos’è successo? Dopo la prima epistola si sono infiltrati nella comunità personaggi ostili a Paolo e alla sua missione, si tratta di predicatori ambulanti che cercano di adulare il loro uditorio in cambio di fama, che ostentano manifestazioni esibizionistiche, “carismatici da strapazzo”, dediti al miracolismo fine a sé stesso e scrupolosi osservatori della legge scritta, fondamentalisti diremmo oggi, preoccupati cioè di seguire la parola di Dio alla lettera, ma «la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita» (3,6). Sono quei «falsi apostoli.. (o) superapostoli», come li definisce ironicamente, con ogni probabilità cristiani di origine giudaica, che volevano mantenere la novità di Gesù dentro il loro piccolo orto tradizionale. Uno di loro lo ha tra l’altro offeso pubblicamente, contestandone l’autorità.. così la sua risposta non si fa attendere, facendo emergere tutto l’umano orgoglio paolino: «in quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? ..io lo sono più di loro: molto più nelle fatiche.. prigionie.. percosse, spesso in pericolo di morte.. lapidato, tre volte ho fatto naufragio.. Viaggi innumerevoli.. pericoli di briganti.. nel deserto.. sul mare.. da parte dei fratelli.. veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Oltre a tutto questo – ecco l’uscita dallo sfogo egoistico – , il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.. Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza» (11,21-30). Dall’esuberanza di queste parole si capisce che il tema fondamentale della lettera è l’apostolato, cioè l’essere “inviati”, il non rimanere nel nostro orticello religioso, nella nostra comfort zone spirituale. Tema caro a papa Francesco, che parla spesso di “Chiesa in uscita” (cfr. Evangelii Gaudium), perché se non è tale si ammala. La 2Corinzi è uno scritto su cui gli studiosi dibattono, in particolare attorno alla sua unità: l’unica certezza, infatti, è che Paolo ha inviato almeno quattro lettere alla Chiesa di Corinto. La prima è andata perduta (cfr. 1Cor 5,9), la seconda è la nostra prima lettera canonica, la 1Corinzi, mentre la terza è anch’essa andata perduta, a meno che non sia confluita nella 2Corinzi, alcuni ritengono nei capitoli 10-13. La quarta sarebbe infine – il condizionale è d’obbligo – l’attuale 2Corinzi. In sintesi, quest’ultima potrebbe anche essere il risultato di due lettere redazionalmente “cucite” fra loro. Sia come sia, quella che possediamo oggi è uno scrigno di formule celebri, un’autentica miniera di citazioni meravigliose: «La nostra lettera siete voi, lettera scritta.. non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani» (3,2-3); «E noi tutti, a viso scoperto (sottinteso, non come Mosè dopo aver incontrato Dio), riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria» (3,18); e numerose altre ancora, come numerose sono le tematiche affrontate, dalla necessità di lasciarsi riconciliare con Dio – Paolo scrive infatti ad una comunità che ha perso la cosa più importante, la concordia, cioè il medesimo cuore, l’unità – all’identikit del cristiano, la cui carta d’identità spirituale dovrebbe essere riconoscibile da questi connotati: «purezza.. sapienza.. magnanimità.. benevolenza.. santità.. verità.. giustizia..», uno di quei seguaci ritenuti «impostori, eppure.. veritieri; ..puniti, ma non uccisi; ..afflitti, ma sempre lieti; ..poveri, ma capaci di arricchire molti; ..gente che non ha nulla e invece (possiede) tutto!» (6,6-10). E tutto ciò perché il tesoro che va cercando è in realtà già posseduto, ma «in vasi di creta» (4,7), affidato cioè a creature fragili che gioiscono dell’essere tali. La 2Corinzi è inoltre fonte di neologismi, ad esempio il greco parresia, tradotto con “franchezza” (la “libertà dei figli di Dio” di cui Paolo parla nella Lettera ai Romani), termine tecnico-giuridico che indicava la posizione del cittadino libero, capace di parlare in pubblico senza che nessuno potesse zittirlo, sintesi dunque del concetto di libertà, ragion per cui Gesù dirà ai Dodici «quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze» (Mt 10,27), cioè il vangelo, la più grande delle notizie, quella che ogni orecchio umano vorrebbe udire! È inoltre la prima volta che compare l’espressione “Antico Testamento”, per indicare i libri santi del giudaismo. Il cuore della missiva, anche fisicamente, è però rappresentato dalla celebre colletta, la raccolta in denaro promossa dall’Apostolo per almeno due ragioni: far fronte all’indigenza della comunità madre di Gerusalemme, provata da una grande carestia, ma soprattutto per sottolineare l’unità delle Chiese sparse ormai ovunque.    

Meditazione
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Gabriele Fabbri

Scarica la nostra App su