2Corinzi 5,14-21 con il commento di Maria Angela Magnani



Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
2Cor 5,14-21 

Testo del brano
Fratelli, l’amore del Cristo ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Spence. Hovering Thoughts. Diritti Creative Commons

Meditazione
Maria Angela Magnani

Meditazione
«Io sono Gesù che tu perseguiti», viene alla mente questo farsi presente del Risorto a Paolo, il quale, da accanito e convinto persecutore dei cristiani, vive nella propria carne l’esperienza di morte rispetto alla forma della sua vecchia vita, fino alla rinascita in Cristo, mediante la conversione. Nell’evento di Damasco, in cui si dipana la quintessenza della sua vicenda umana, si rende anche visibile quel “ecco!” – esclamazione di stupore e gratitudine che sgorga dal riconoscimento che Dio sa fare nuove tutte le cose! Chi più di Lui, il Primo dopo l’Unico, ha meglio vissuto e compreso la profonda e irreversibile trasformazione portata dall’incontro con il Risorto?! Un vero e proprio passaggio: con le parole di un di saggio monaco dei nostri giorni si potrebbe dire «passare attraverso ciò che passa, lo sguardo fisso su ciò che non passa» (H. Le Saux). Questa postura descrive perfettamente il modo in cui l’Apostolo si sente chiamato ad un rapporto nuovo ed esclusivo, in certo senso rivoluzionario, con Cristo. Ed è proprio in questa nuova dimensione di fede che ci invita ad entrare, con l’impeto e la veemenza che gli sono proprie. Profondamente cristologico, il pensiero teologico di Paolo mette al centro Gesù: il Signore di tutti i tempi è, al contempo, presente nel qui e ora dell’esistenza di ognuno di noi. È Lui che ci permette di uscire dal guscio delle nostre chiusure, dai nascondimenti in noi stessi – tutti e ciascuno prigionieri del proprio narcisismo, gelosamente ripiegati nell’immagine di sé intessuta nel tempo. Nel nome del Signore risorto ci scopriamo anche noi, come e insieme all’Apostolo, ambasciatori, con la nostra stessa vita, di un messaggio nuovo e vivificante. Vogliamo non solo lasciare che la Sua presenza viva sia dallo Spirito irradiata in noi e con noi, ma che si propaghi tra noi, uomini e donne che vivono nella fraternità universale e che hanno sete di riconciliazione. Il Risorto sigilla la storia sotto il segno della misericordia e nella sua carne, in modo definitivo, elimina ogni pretesto di separazione possibile, una volta per tutte. Lui è morto per questo e senza porre condizione alcuna, in un modo assolutamente gratuito. In Lui anche il/la credente vive simbolicamente (il Battesimo) questa realtà di “morte”, ossia di rinuncia a far valere le proprie ragioni come un’arma contro e per il dominio sull’altro/a. Tuttavia, nella resurrezione di Gesù tutti siamo risorti e possiamo risorgere ogni giorno. La risurrezione cioè è il compimento di ogni riconciliazione. E non è un fatto puramente individuale, né di pochi, o dei soli bravi cristiani. Non c’è infatti uomo né donna, appartenenti a lingue o popoli o nazioni differenti, che non abbia in Dio la propria radice vitale: tutti, consapevolmente o meno, siamo protesi verso Lui e dipendiamo da Lui, in Gesù Cristo! Il nostro essere nuove creature si rivela dal modo rinnovato con cui viviamo, ossia gustando la gioia di essere riconciliati da ogni divisione e da ogni atteggiamento autoreferenziale o autosufficiente. Solo così possiamo ritrovare il senso pieno ad ogni istante della nostra esistenza terrena, del nostro percorso e passaggio in questo tempo mortale, già portatori di eternità e immortalità. Il Suo amore ci inondi e nel Suo agape (amore incondizionato e gratuito) si possa ritrovare, sempre e di nuovo, quella gioia e completezza altrimenti irraggiungibile ed effimera.

 

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