10. Alla scuola della malattia (Pillole di Chiara)



Testo del brano
Il 1224 è stato l’anno delle stimmate di Francesco e del manifestarsi della mia malattia, che è apparsa da subito grave, tanto che si pensava che sarei morta prima io di Francesco... invece gli sono sopravvissuta ben 27 anni!

Non si sa esattamente che malattia fosse: di sicuro ebbe periodi di maggiore e minore gravità. Secondo Pacifica, una delle mie prime sorelle, si trattava di uno sfinimento conseguente alle privazioni a cui mi ero sottoposta nei primi anni di vita religiosa. Devo riconoscere che, effettivamente, nel fervore della giovinezza, il desiderio di offrire tutto per amore del Signore, mi portò a sottopormi a molte penitenze e privazioni, e dovette intervenire Francesco, insieme al Vescovo di Assisi, perché le limassi un po’. Faceva parte della religiosità del mio tempo, dopo tutto, desiderare di imitare e condividere le sofferenze anche fisiche di Gesù. Infatti, invitando Agnese di Praga a mirare Cristo nella sua passione, le scrivevo: «Guardalo, consideralo, contemplalo, desiderando di imitarlo. Se con lui patirai, con lui regnerai, soffrendo con lui, con lui godrai, morendo con lui sulla croce della tribolazione, possederai con lui le eteree dimore negli splendori dei santi».

Ho abusato delle mie forze e, lo ammetto, non è stato facile accettarne la sconfitta, e vedere fallire il modo di servire il Signore, che avevo intrapreso, pensando che fosse secondo la sua volontà. Io che ho desiderato andare in Marocco a morire martire, come i primi frati minori uccisi là nel 1220, ho dovuto riconoscere che era un altro il martirio-testimonianza che mi era chiesto.

La malattia è stata una scuola di pazienza e di umiltà, che mi ha insegnato ad accettare di essere servita e dipendente dalle altre, e a guidare la comunità con la mia impotenza, più che con le mie parole e le mie opere. Ciò ha portato ad un cambiamento di rotta: passare da una povertà scelta volontariamente e con entusiasmo, a una povertà accolta, talora anche con dolore, attraverso la quale, però, ho potuto cogliere maggiormente che, non ero io che mi salvavo con le mie forze, ma era il Signore il Salvatore!

Questo passaggio mi ha fatto entrare più profondamente nella sapienza della Croce, della debolezza in cui si rivela la potenza di Dio. E di questa potenza il Signore si è degnato di farmi strumento, cosicché quando facevo sui malati il segno della croce, le malattie fuggivano in modo meraviglioso. Accanto alle guarigioni, ci furono altri segni e miracoli che il Signore compì per mio mezzo, ma di questo ti parlerò la prossima volta.

Recita
Suor Nella Letizia Castrucci

Musica di sottofondo
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Immagine
Icona di Santa Chiara scritta da Suor Maristella, Suor Laura e Suor Cristiana

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