9.La corsa e l'abbraccio della preghiera (Pillole di Chiara)



Testo del brano
Vengo raffigurata solitamente con in mano l’ostensorio, la croce, un giglio, ma sempre in posizione statica: nessuno mi ha mai rappresentato mentre corro. Sì, mentre corro, perché questo è stata la mia vita a S. Damiano: una corsa. Non perché andavo sempre di fretta, ma perché camminare non mi bastava per corrispondere alla chiamata di Dio. E la pista privilegiata per questa corsa è stata la preghiera. Una pista che mi ha permesso di fare tante corse appassionate, interminabili, emozionanti… 

Spesso si pensa che pregare sia dire preghiere, qualcosa di ripetitivo e talora – diciamolo - di noioso: beh, nella mia esperienza è stato tutt’altro. Questa “pista” mi apriva all’incontro meraviglioso con Dio, che, dando voce alle corde del cuore, appellavo in tanti modi: elargitore della grazia, Padre delle Misericordie, Donatore... E l’altro centro della preghiera è stato il Signore Gesù: lo specchio, lo sposo celeste, il più bello tra i figli dell’uomo… anche per lui la creatività dello Spirito metteva sempre nuovi nomi sulle mie labbra.

La preghiera ha custodito in me la memoria di un Dio che sempre «mi ha guardata come la madre il suo figliolo piccolino»: l’amore di Dio mi ha preceduto e accompagnato, e come potevo rispondere a questo amore camminando?! L’ho consigliato anche ad Agnese di Praga: «Con corsa veloce, passo leggero, senza inciampi ai piedi, così che i tuoi passi nemmeno raccolgano la polvere, sicura, nel gaudio e alacre avanza sul sentiero della beatitudine». L’ho messa in guardia dalla polvere, perché è il nemico della preghiera: e la polvere sono gli affanni, i pensieri, i tanti impegni che possono zavorrare la nostra relazione con Dio, facendoci camminare spesso tristi e ripiegati. Non è che a San Damiano fossimo esenti dal rischio della polvere, perché non sono mancate preoccupazioni, malattie, persino pericoli, e poi non mancava di certo il lavoro con il suo da fare… Anche per me la corsa non è stata sempre facile e, dopotutto, correre richiede esercizio e fatica, ma restare quotidianamente “in pista” mi ha custodito nella gioia, perché valeva la pena correre per trovare il «tesoro incomparabile». 

La preghiera per me è stata anche un abbraccio: abbraccio che era la meta della corsa, come ho scritto ad Agnese. «Correrò e non verrò meno finché la tua sinistra, Signore, sia sotto il mio capo e la destra felicemente mi abbracci». Questo abbraccio era consolazione, sostegno, luce, calore, forza… e lo ricevevo ogni giorno nella liturgia condivisa con le sorelle, come pure nell’ascolto della Parola e nella meditazione personale.

La corsa e l’abbraccio non sono mai cessati, neanche quando non ho potuto più condividere la preghiera con le sorelle, dovendo fare del letto la mia chiesa: a 31 anni, infatti, ha fatto irruzione nella mia vita una malattia, che man mano mi ha portato all’immobilità, ma di questo ti parlerò la prossima volta.

Recita
Suor Nella Letizia Castrucci

Musica di sottofondo
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Immagine
Icona di Santa Chiara scritta da Suor Maristella, Suor Laura e Suor Cristiana

La storia di Chiara d'Assisi

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