Dal libro dell'Esodo
Es 32,7-14
Testo del brano
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostràti dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”». Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: “Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra”? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”». Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Recita
Cristian Messina
Musica di sottofondo
P.Patrikios. Away. YouTubeStudios. Diritti Creative Commons
Meditazione
Massimo Gasperoni e Cosetta Giovannini
Meditazione
Questo brano ci porta al rapporto tra Dio e il male, tra l’onnipotenza di Dio e le malattie, le guerre, la violenza che sperimentiamo nella nostra condizione umana. Siamo stati creati per essere al centro della creazione, abbiamo ricevuto grazia su grazia, innumerevoli alleanze e benedizioni, con promesse di discendenza infinita, ogni genere di ricchezza e felicità; il nostro Dio ci ama, è geloso, eppure.. eppure c’è il male. Fin dalla creazione siamo in rapporto con il male, con la morte, la vergogna, arriviamo ad uccidere nostro fratello per gelosia. Solleviamo intere nazioni contro altre solo per capricci dei potenti e milioni di civili innocenti perdono la vita a causa della cattiveria di pochi potenti. L’idea che ci siamo fatti di Dio è la chiave di lettura che ci può guidare in questo dilemma eterno, che da sempre mette in crisi la fede dell’uomo, Dio dov’era? Perché non è intervenuto? Io sono un bravo cristiano, perché mi è successa questa disgrazia? Perché quel piccolo indifeso ha dovuto subire un male così atroce? La vita, prima o poi, ci mette di fronte a questi interrogativi. Se l’idea di Dio che abbiamo è di un sovrano potente, che dall’alto della sua nuvola ci guarda aspettando un errore, per poi lanciarci una punizione esemplare, vivendo in un eterno grande fratello divino e rischiando in qualsiasi momento di incappare in un errore fatale, saremmo subito smentiti nel momento in cui dobbiamo metterci in relazione con la morte di un innocente, di un bambino, perché saremmo portati a pensare che questa logica di presunto amore che ci ha creato in realtà sarebbe crudeltà efferata che si accanisce contro gli innocenti. A volte siamo anche convinti che attraverso l’osservanza fedele di pratiche religiose ci garantiamo un posto di rilievo e una certa protezione dalle disgrazie, per poi crollare al minimo problema che ci capita all’improvviso. Arriviamo anche a pensare che Dio non sia poi così infallibile, e che qualcosa ogni tanto sfugga dal suo controllo, dubitando sull’efficacia della Sua Parola, sull’importanza delle preghiere, cercando altrove consolazione, in qualunque modo possibile, fondendo insieme ciò che troviamo, confezionandoci una fede in un dio su misura che ci garantisca una certa tranquillità interiore. Tutti questi dubbi si riassumono nella spada che esce dal fodero di Pietro, ancora lontano da chi è veramente Dio per l’uomo. L’immagine che ci aiuta di più è Gesù crocifisso, il nostro Dio non scende dalla croce come un prodigio, per farsi adorare da noi mortali, ci rimane e vive la nostra esperienza fino in fondo al peggior male che ci può capitare, per afferrare la nostra umanità ferita e salvarci non per merito, ma per accoglienza libera del suo amore per noi.