Esodo 40,16-21.34-38 con il commento di Massimo Gasperoni e Cosetta Giovannini



Dal libro dell'Esodo
Es 40,16-21.34-38 

Testo del brano
In quei giorni, Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece. Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora. Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; poi stese la tenda sopra la Dimora e dispose al di sopra la copertura della tenda, come il Signore gli aveva ordinato. Prese la Testimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora. Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.Patrikios. Away. YouTubeStudios. Diritti Creative Commons

Meditazione
Massimo Gasperoni e Cosetta Giovannini
Recita Massimo Gasperoni

Meditazione
A cosa serve costruire una tenda, un santuario, una chiesa? Innalzare colonne, stendere tende, elevare dimore? Perché abbiamo bisogno di riferimenti visibili, concreti per richiamare qualcosa di invisibile e mistico? Lo stesso dubbio potrebbe sorgere sulla tradizione orale e la tradizione scritta, provocatoriamente potrei chiedermi perché scrivere ciò che posso ascoltare? Tutte queste cose che il Signore ordina, e che Mosè esegue, servono per rendere presente a tutti l’evento rivelatore, facendo partecipare ognuno in prima persona e tutti insieme come un popolo, per chi non ha vissuto l’incontro con Dio e per le generazioni future sulle quali si estende l’alleanza e la benedizione. Serve per rendere eterno e presente in ogni momento della storia ciò che è racchiuso nell’esperienza diretta di un mediatore in un preciso momento e in un luogo ben definito; se non ci fossero tutte le strutture, gli oggetti e le celebrazioni, sarebbe impossibile portare il popolo e ciascun individuo nell’alleanza che Dio ha stipulato. Quando Mosè, in nome del popolo, sale sul monte si impegna in prima persona, ma successivamente questo patto va accolto da ogni persona insieme a tutta la comunità, attraverso segni, gesti e riti che permettono ad ognuno di dire il proprio sì, accogliendo i frutti nella propria vita, in precise fasi della propria storia. Allo stesso modo si potrebbero intendere i sacramenti come li conosciamo noi, sono estensioni nella storia e per tutto il popolo della grazia di Dio per mezzo dello Spirito Santo che Gesù ci ha donato, allargando l’anello degli effetti della salvezza donata dal Signore, fino a raggiungere tutta l’umanità, passata, presente e futura. Lo scopo della Dimora quindi non è ornamentale, oppure dimostrativo della grandezza del proprio dio, come segno intimidatorio per le coscienze o per esercitare potere sulle persone; è esperienza di rivelazione e di benedizione donata a tutte le generazioni aldilà della linearità della storia, attraversando i secoli. Allora nell’incenso vedremo la nube, aldilà del velo vedremo il volto del Signore e dei profeti, nel crocifisso vedremo il legno dell’arca della nuova alleanza, che custodisce il comandamento più grande, nello stare in piedi quando si ascolta il Vangelo, ci riconosceremo appartenenti al popolo di Dio, attento e in attesa della Sua Parola mediata dal Sacerdote o dal Diacono, siamo rapiti e portati in quella realtà mistica grazie alla bellezza, all’architettura, all’arte, alla liturgia, all’assemblea, dove non c’è passato o futuro ma il tempo della rivelazione e della salvezza, perdonati in comunione con gli altri. Non costruiamo secondo i nostri gusti, ma ci lasciamo guidare dalla tradizione che ci precede, per non disperdere quel tesoro millenario che con fatica cerca di attraversare la storia per arrivare a tutti.

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