Esodo 3,1-6.9-12 con il commento di Massimo Gasperoni e Cosetta Giovannini



Dal libro dell'Esodo
Es 3,1-6.9-12 

Testo del brano
In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte».

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.Patrikios. Away. YouTubeStuduìios. Diritti Creative Commons

Meditazione
Massimo Gasperoni e Cosetta Giovannini
Recita Massimo Gasperoni

Meditazione
Mosè trova a Madian il benessere, si sposa, ha un figlio e lavora come pastore curando le bestie del suocero. È felice e sereno, è pienamente realizzato. Le vicende del popolo ebraico sono un lontano ricordo, ormai non sono più un suo problema, ma la logica divina è sempre diversa dalla nostra: per Dio non è possibile la felicità di una persona senza preoccuparsi delle sofferenze altrui. Mosè viene chiamato dal Signore per il bene del suo popolo, per prendersi cura del mondo che lo circonda. Anche noi oggi siamo chiamati a non pensare solo al nostro benessere e alla nostra felicità, ma anche a prenderci cura del benessere delle persone che abbiamo intorno, più in generale del bene comune. Tutto questo perché Dio ci vede sia come singoli individui, sia come membri di un unico corpo, dove se soffre un membro, tutte le membra soffrono con lui e, se una di esse gioisce, gioisce l’intero corpo. Durante il pascolo, magari ricercando una altura più fresca, salito sul monte nota un roveto che bruciava senza consumarsi, questo lo incuriosisce e cattura la sua attenzione. Tutto ciò che è inspiegabile con strumenti umani, ciò che è avvolto nel mistero, nasconde qualcosa di particolare ed è bello che incuriosisca Mosè; purtroppo la nostra civiltà moderna ha perso da tempo questa capacità di stupirsi di fronte al mistero, siamo infatti ormai assuefatti dal razionalismo, che pretende di poter avere una spiegazione su tutto, e definisce tutto ciò che non lo è totalmente infondato e frutto di superstizioni inutili, ormai superate. La relazione di Mosè con Dio parte proprio da qui, dalla sua curiosità e dal suo stupore, grazie al quale il Signore si presenta davanti a lui, con una presentazione che non lascia spazio a dubbi, la sua carta di identità, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio dell’alleanza, che rimane fedele in ogni caso alla sua promessa, e che per salvare il suo popolo chiama uno straniero in terra straniera, paradigma del popolo di Israele, e lo accompagna con la certezza che sarà sempre con lui, nonostante le sue fragilità e i suoi limiti. Dio chiama Mosè ad una missione, guidare il suo popolo e tenere ben presente qual è la meta, cercando di mantenere sempre la direzione giusta.

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