Apocalisse 14,14-19 con il commento di Cristian Messina



Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 14,14-19 

Testo del brano
Io, Giovanni, vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d’uomo: aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata. Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: «Getta la tua falce e mieti; è giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura». Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta. Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch’egli una falce affilata. Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature». L’angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio.

 

 

 

Recita
Daniela Santorsola

Musica di sottofondo
Sir Cubworth. Ceremonial Prelude. Diritti Creative Commons

Meditazione
Cristian Messina

Meditazione
«Lira di Dio, non la sua ira». Giovanni ha una nuova visione.. questa volta una nube bianca, che nella diverse culture e religioni assume una simbologia molto varia: sorta di divina messaggera di benedizioni e castighi; situata sotto il cielo e sopra i monti, cela la dimora del divino; Baal – letteralmente “Signore” – è il dio cananeo delle tempeste, chiamato anche “Colui che cavalca le nubi”; nel Primo Testamento la nube diventa il carro di Dio (cfr. Is 19,1 e Sal 104,3); nel deserto il Signore precede il popolo eletto a capo di una nube (Es 13,21); e la sua gloria appariva in essa (Es 16,10); non solo: si pone all’ingresso della tenda quando Mosè parla con Dio (Es 33,9); la cui gloria riempie il tempio sotto forma di nube (1Re 8,10ss); e via dicendo.. Nel Secondo Testamento, invece, avvolge Gesù e i tre apostoli sul Tabor; dopo aver promesso lo Spirito Santo, Gesù è elevato in cielo e una nube lo sottrae agli occhi degli astanti (At 1,9); al ritorno di Cristo – ci dice l’evangelista Marco – si vedrà «il Figlio dell’uomo venire sulle nubi..» (Mc 13,26); ma coloro che saranno morti in Cristo – prosegue san Paolo – saranno «rapiti.. tra le nubi (come Gesù), per andare incontro al Signore nell’aria» (1Ts 4,16ss). Per evitare una diretta rappresentazione di Dio, nell’arte del primo medioevo e in quella romanica, il Signore lo si rappresentava con una mano che scende tra le nubi, immagine divenuta poi cara ai cartoni animati. Sia come sia, sulla nube bianca dell’Apocalisse è “seduto” «uno simile a un Figlio d’uomo»: l’autore sta citando il profeta Daniele (7,13-14). “Simile” a un Figlio d’uomo, figura misteriosa nella quale non possiamo che riconoscere Gesù, con «sul capo una corona d’oro – simbolo di preziosità e, soprattutto, della consistenza, dunque dell’eternità.. altro modo per dire “l’Alfa e l’Omega”! – e in mano una falce affilata». Poi Giovanni vede in sequenza tre angeli: uno esce dal tempio («che è nel cielo») e urla fortissimo (dice infatti «gridando a gran voce») a colui che siede sulla nube, di gettare la falce sulla terra e mietere, «perché la messe della terra è matura»: la mietitura è un’immagine biblica che rimanda al giudizio finale (cfr. Gl 4,13 e Mt 13,37ss), ma qui ha un significato positivo, riguarda i giusti. Ecco un secondo angelo uscire anch’esso dal tempio, tenendo in mano «anch’egli una falce affilata». Infine un terzo – «che ha potere sul fuoco» – viene dall’altare e “urla” a squarciagola, a quello che tiene la falce, di gettarla sulla terra, questa volta per vendemmiare, altra immagine che, nella Bibbia, riguarda invece il giudizio dei malvagi: in Is 63,1-6 calpestare l’uva nel tino è un’immagine della punizione di Dio sui popoli. E questo «perché le sue uve sono mature». L’ultimo angelo «rovesciò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio»: Egli è lento ad arrabbiarsi, ma «È un fatto, Dio si ad-ira – sottolinea il gesuita e teologo francese Xavier Leon-Dufour – ..In Dio lottano due “sentimenti”, l’ira e la misericordia, che significano entrambi l’attaccamento appassionato di Dio all’uomo. Ma lo esprimono in modo diverso: mentre l’ira, riservata.. all’ultimo giorno, finisce per identificarsi con l’inferno, l’amore misericordioso trionfa per sempre in cielo, e già quaggiù, attraverso i castighi che invitano il peccatore alla conversione». È insomma Gesù “l’ira di Dio”, che convoglia però tutta la sua “passione” per venirci a liberare: la rabbia – per dirla con le moderne scienze umane – non va repressa ma canalizzata! Gesù risorto è il prezzo del nostro riscatto (cfr. 1Pt 1,18-19; 1Cor 6,20), la moneta con la quale ci ha “comprati” dalla morte.. Egli è la «Lira di Dio, non la sua ira»

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