Apocalisse 3,1-6.14-22 con il commento di Cristian Messina



Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 3,1-6.14-22 

Testo del brano
Io Giovanni, udii il Signore che mi diceva: «All’angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi: “Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te. Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. All’angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi: “Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”».

 


         

Recita
Daniela Santorsola

Musica di sottofondo
Sir Cubworth. Ceremonial Prelude. Diritti Creative Commons

Meditazione
Cristian Messina

Meditazione
«Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno» (M.L.King). Da questo momento in poi chi racconta è sempre Giovanni, il quale sente o vede qualcuno o qualcosa.. “Oggi” il Signore gli chiede di scrivere alla Chiesa di Sardi, località dell’attuale Turchia definitivamente distrutta nel 1402; nello specifico al suo “angelo”, da intendersi o come il suo responsabile, oppure come la comunità stessa. Gli sta probabilmente rimproverando il comportamento lussurioso di alcuni cristiani, lasciatisi attrarre dal culto della dea Cibele, la Grande Madre che a Sardi era venerata in un tempio. Ma in fondo è sempre a ognuno di noi che il Signore si rivolge, personalmente, ricordandoci che conosce le nostre «opere», cioè il modo in cui spendiamo i talenti da Lui donati: “mi credo vivo, e invece sono morto”. Di cosa ho bisogno per sentirmi vivo, quali surrogati vado elemosinando qua e là? «Ricorda.. come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti..». Già, come ho ricevuto la Parola, cioè Gesù stesso, il Verbo fattosi mia carne? Cristo è detto anche Logos, parola che si riconduce al verbo lego, la cui radice – leg – esprime non tanto il dire, quanto piuttosto l’attività del mettere insieme, radunare, raccogliere, leg-are, appunto. Detto altrimenti: come ho ricevuto l’incarico di essere un uomo di comunione? E come lo sto mantenendo? Sto camminando, già ora, con la veste bianca donatami il giorno del mio battesimo? È da come la porto che mi varrà l’iscrizione al «libro della vita». C’è già il mio nome in questa “Bibbia dei salvati”! Spesso lo dimentico, e mi sporco il vestito.. All’angelo della Chiesa di Laodicea (città che doveva il suo nome a Laodice, moglie del fondatore Antioco II, oggi un villaggio chiamato Eski Hisar) Giovanni deve scrivere a nome «dell’Amen», perché Gesù è il grande “sì” di Dio, come dice san Paolo! Quel sì che il Padre ha pronunciato una volta per tutte nei confronti di ognuno di noi, sigillando le sue nozze con me: «sì, lo voglio, Cristian». Ma mi ricorda che sono tiepido, né carne né pesce, né bianco né nero, perché ho perso la mia identità, ho dimenticato di appartenere a Lui, di essere fatto a sua immagine. E allora, con un po’ di ironia, siccome mi trova povero, cieco e nudo, Gesù mi consiglia di tornare al suo negozio, per comprare oro, abiti bianchi e collirio. Ma perché? Perché – ce lo dice Lui stesso – quelli che ama li educa: la Bibbia è il libro della nostra storia d’amore con Dio, fatta di continui tradimenti da parte nostra, e di occhiolini da parte sua, attraverso una sapiente pedagogia: quelli che ama Lui li rimprovera e, soprattutto, li educa, dal latino educĕre, li “tira fuori” dal loro egoismo per condurli a sé. E non si arrende, non smette di bussare alla porta del mio cuore: cosa faccio, gli apro? Vuole cenare con me. È alla mia paura che sta bussando, e chiede al mio coraggio di andare ad aprire..    

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