Apocalisse 4,1-11 con il commento di Cristian Messina



Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 4,1-11

Testo del brano 
Io, Giovanni, vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito». Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d’occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l’aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un’aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: «Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!». E ogni volta che questi esseri viventi rendono gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro anziani si prostrano davanti a Colui che siede sul trono e adorano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, per la tua volontà esistevano e furono create».

 


     

Recita
Daniela Santorsola

Musica di sottofondo
Sir Cubworth. Ceremonial Prelude. Diritti Creative Commons

Meditazione
Cristian Messina

Meditazione
«Quando sei invitato a nozze.. non metterti al primo posto» (Lc 14,8). Dal capitolo 4 in poi cala il sipario su ciò che umanamente possiamo comprendere, e Giovanni ci introduce “in un altro mondo”: il bombardamento simbolico ha inizio! Gran parte del materiale viene preso dall’Antico Testamento – Ezechiele su tutti – , ma qui rielaborato. Quanto ci viene narrato, pur attraverso la fantasia dei simboli, segue in realtà un filo logico, ed è molto rigoroso. Ma l’Apocalisse è e resta difficile, inutile girarci attorno. Nonostante ciò proviamo ad entrare in questo “palazzo simbolico”, sorta di enorme sala nuziale all’entrata della quale ecco una porta, situata in cielo ed aperta: è simbolo di quella soglia che distingue il dentro dal fuori, l’oggi dal domani, il profano dal sacro; ma la porta per eccellenza è – ce lo ha detto Lui stesso – Gesù. Sedere alla porta del palazzo reale significa essere in confidenza col re. Entriamo, ci sta aspettando.. Giovanni sente una voce, il cui suono è «come una tromba», strumento che nella Scrittura dice il legame tra Dio e il suo popolo, ma soprattutto annuncia la risurrezione (1Cor 15,52), ragion per cui è facile trovarla raffigurata nel giudizio universale. Voce che lo invita a salire in cielo, in cui gli si para davanti una scena incredibile: un trono, dal quale escono «lampi, voci e tuoni», circondato da un arcobaleno, davanti al quale ardono sette fiaccole, simbolo degli altrettanti spiriti di Dio. Il trono, nelle diverse culture e nella Bibbia in particolare, è quel seggio che anticipa il Regno, e colui che vi siede, il re, ne fa solo le veci. In questo caso è avvolto da un arcobaleno, ponte tra cielo e terra, simbolo d’alleanza: se nell’Antico Testamento è concepito come arma, dopo il diluvio perde la sua carica offensiva.. Dio depone a terra il suo arco e sceglie di far pace con l’umanità. Per san Basilio, i suoi tre colori fondamentali (rosso, blu e giallo) rimandano alla Trinità. Si tratta in ogni caso di un simbolo sfuggente: il latino colorem non a caso è affine a celare, “nascondere”. Dal trono escono «lampi, voci e tuoni»: c’è ancora traccia del Giudice – Satana del resto è caduto dal cielo come una folgore (Lc 10,18) – , ma «come il lampo.. così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno» (Lc 17,24). Insomma, sta succedendo qualcosa di grosso! Chi siede sul trono è descritto con la bellezza delle pietre preziose, incastonato in una scena di perfezione, ed è circondato da altri 24 seggi: alle 12 tribù dell’antica Alleanza si sommano i 12 apostoli della nuova. L’alleanza è in altri termini davvero perfetta, cioè compiuta, terminata. Quelle 24 sedie sono il nostro destino: aspettano anche noi.. E il mare davanti al trono? In tutta la Bibbia è simbolo del nulla, del terrore. Adesso è lì davanti, inerte: Dio controlla anche il nulla, e Gesù ce lo aveva già mostrato, comandandogli di tacere – nel celebre episodio della “tempesta sedata” – come si fa con il cane, ordinandogli di stare “a cuccia!”. Poi, ecco che, «in mezzo» e «attorno al trono», compaiono quattro esseri viventi mostruosi (ripresi da Ezechiele e Zaccaria): forse quattro angeli, forse rimando ai quattro punti cardinali, ciascuno con sei ali, completamente avvolti da occhi – simbolo dunque della provvidenza divina – hanno l’aspetto di leone, uomo, vitello e aquila, figure nelle quali dal I secolo sant’Ireneo vedrà gli evangelisti. In realtà si tratta delle quattro qualità fondamentali dell’essere: la forza (il leone), la fecondità (il vitello, o meglio il toro), la razionalità (l’uomo) e la dinamicità del mondo (l’aquila). Qualità di quel mondo che “giorno e notte” non cessa di ripetere che il Dio della nostra gioia è tre volte Santo, cioè perfettamente “separato”. Eppure adesso è lì, assieme a noi, nella sala delle nozze eterne, seduto, e, nonostante la nostra riverenza, come un nonno davanti al camino ci chiede di avvicinarci e di sederci attorno a Lui.        

Scarica la nostra App su