Efesini 5,21-33 con il commento di Stefano Gazzoni



Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Ef 5,21-33

Testo del brano
Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito.
 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Facile di Kevin MacLeod è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Fonte: http://incompetech.com/music/royalty-free/index.html?isrc=USUAN1100858
Artista: http://incompetech.com/

Meditazione
Stefano Gazzoni

Meditazione
Questo brano di Paolo è molto famoso e offre un terreno un po’ scivoloso perché, se frainteso, potrebbe alimentare l’annoso scontro tra uomini e donne, tra maschi e femmine, tra sesso forte e sesso debole, oltre che essere strumentalizzato dai movimenti femministi e maschilisti che in ogni epoca ritrovano ossigeno.. Alcune “espressioni” potrebbero riesumare un concetto di società che  vede il maschio come unico capace di occuparsi delle questioni importanti della vita, e la donna relegata a un ruolo marginale e comunque “sottomessa” all’uomo. Credo che questo brano, invece, debba essere osservato da lontano, in modo da “digerirlo” nel suo insieme anziché a piccoli pezzi separati, spostando il punto di vista dello scontro e dell’antagonismo tra i sessi a quello che vede entrambe le parti sullo stesso piano, a costruire una società illuminata da Dio e quindi in equilibrio. E allora emerge un’immagine diversa, che mi permette di modificare la parola “sottomettersi” con la frase “stare nel proprio ruolo”. Nel ballo latino, la prima regola che ti insegnano è che l’uomo guida e la donna si lascia guidare. Superata la difficoltà iniziale, che porta entrambi i ballerini a pensare che uno sottometta (l’uomo) e l’altra debba sottomettersi (la donna), si capisce che per costruire l’armonia e la bellezza di un ballo di coppia, entrambi devono stare al proprio posto e usare la bellezza di quello che si è, in quanto donna e in quanto uomo, per costruire uno spettacolo da applauso. Provare per credere!

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