Filippesi 3,17-4,1 con il commento di Tiziana Sensoli



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fil 3,17–4,1

Testo del brano
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
W.A.Mozart. Piano sonata no.16 "Facile", K 545. II Andante. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Tiziana Sensoli

Meditazione
San Paolo continua la sua esortazione agli abitanti di Filippi, ma è come se la rivolgesse a noi, e dice in sintesi di non stancarci mai di imitare lui e coloro che si comportano secondo il Vangelo. Infatti, contrariamente a quanto accade ai nemici della croce di Gesù (la cui sorte sarà la perdizione), la cittadinanza di noi cristiani è nei cieli, sempre rimanendo saldi nel Signore. Due cose mi facevano riflettere: la perdizione per i nemici della croce di Gesù, e la cittadinanza nei cieli di un cristiano. Intanto il termine perdizione è entrato ormai nell’uso comune, come ad indicare una condizione di vita depravata, un danno e una rovina morale, secondo la definizione della Treccani. La stessa parola però, porta in sé il termine “perdere”, quindi chi si fa nemico della croce di Gesù perde qualcosa di veramente grosso per la sua vita, che lo porta ad un danno inevitabile. Quindi cosa perde? Forse quella possibilità di cittadinanza? Chissà.. «Nemici della croce» di Gesù mi verrebbe da pensare che non è difficile diventarlo, anche perché chi di noi si può sentire così pronto da dirsi amico della croce? Essere amici della croce vuol dire accogliere questa croce, che invece per nostra natura fuggiamo. Cosa fa allora la differenza? La cittadinanza, solo questo “status” di cittadini del Cielo permette di fare il passaggio della croce, altrimenti la perdizione non è tanto avere una vita viziosa e depravata, quanto piuttosto vivere in una fuga perenne dallo stare nella vita e nella fatica quotidiana, che ognuno di noi conosce bene. Il perdersi può essere semplicemente perdersi nel proprio “film mentale” di un quotidiano che non è quello che vorremmo, o in relazioni che non sono quelle che vorremmo. Solo restare uniti e saldi nel Signore attraverso la preghiera e l’azione dello Spirito Santo, mettono quel “timbro” nel cuore per essere cittadini del Cielo. Un po’ quello che succede quando si fa il cammino di Santiago: dalla città di partenza ad ogni tappa si mette il timbro sulla credencial, che alla fine del cammino viene presentata nell’ufficio per ricevere la Compostela, che attesta che è stato fatto il cammino. Ci si sente un po’ tutti cittadini di quel cammino, ma per arrivarci devi starci sulla strada, e accogliere zaino pesante e piedi doloranti.

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