Filippesi 2,1-4 con il commento di Tiziana Sensoli



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fil 2,1-4

Testo del brano
Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
W.A.Mozart. Piano sonata no.16 "Facile", K 545. II Andante. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Tiziana Sensoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Meditazione
Paolo continua la sua esortazione dal carcere: ciò che renderebbe piena la sua gioia è il sentire comune all’interno della realtà di Filippi, la carità che unisce, il rimanere unanimi e concordi. «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso». Certo, se già san Paolo dal carcere doveva preoccuparsi di esortare le sue comunità a tutto questo, a cercare il bene degli altri prima dell’interesse personale, viene da dire: «nulla di nuovo sotto il sole». Rivalità, vanagloria, interesse: sono quelle tentazioni che seducono il cuore dell’uomo, ma ciascuna è una sfumatura della grande seduzione: il potere. Questa grande illusione che fa pensare all’uomo di essere il migliore, superiore agli altri, il più forte, il più intelligente, il più furbo e chi più ne ha più ne metta. Ma soprattutto l’illusione che fa credere di non aver bisogno di altro, tanto meno di Dio. Il potere diventa un vortice che risucchia l’uomo verso il basso, lo allontana dal suo centro, e qui entra in gioco la forza contrapposta: l’umiltà. L’umiltà che non è quel mettersi servilmente sotto gli altri.. quella forse si potrebbe chiamare scarsa autostima. L’umiltà è quell’elemento che porta l’uomo a ritrovare il suo centro, ciascuno chi è veramente, talenti e limiti, quella piena consapevolezza di sé che porta ognuno di fronte al suo Creatore, in quel primo contatto originario in cui creatura e Creatore erano una di fronte all’Altro. Dentro l’umiltà c’è l’humus, la terra, quell’elemento di cui è fatto l’uomo, quella limitatezza che diventa infinito con il soffio di Dio. Ritroviamo allora l’umiltà, la nostra origine fatta di terra che il Creatore ha voluto plasmare a sua immagine, per portarci dentro la sua storia di salvezza.

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